Cina batte Italia cento a zero. L'anno scorso le esportazioni di tessile-abbigliamento cinese negli Stati Uniti sono aumentate del 109% in quantità, più che raddoppiate rispetto al 2001. La moda italiana, invece, è andata sotto zero, con volumi ridotti del 3,7 per cento. L'aumento delle vendite di tessuti e abiti made in China non è una novità, ma un incremento così rapido, per di più su volumi già imponenti, non si era mai visto. La definitiva conquista del mercato statunitense da parte dei cinesi è avvenuta giocando sui punti deboli dei concorrenti, in un momento non facile per l'economia Usa.
Il valore delle importazioni rilevato dal ministero del Commercio di Washington nei primi dieci mesi è pressoché stabile, a quota 60,7 miliardi di dollari (circa 58 miliardi di euro), con quasi 48 miliardi per l'abbigliamento (-2,1%) e altri 12,7 per il tessile (+8,5%). Nello stesso periodo le quantità importate sono esplose, l'aumento è del 14,3% e sale al 23,8% per il solo tessile, a conferma della scelta di puntare su prodotti di prezzo minore, con un mercato che fa un passo indietro sulla fascia di prodotto. Le esportazioni di moda italiana negli Stati Uniti si sono fermate a 1,7 miliardi di dollari (circa 1,62 miliardi di euro) tra gennaio e ottobre, il 5,5% in meno dello stesso periodo 2001.
L'abbigliamento, il prodotto di punta delle vendite di made in Italy, ha sofferto di più: l'import statunitense è crollato a 1.148 milioni di dollari, quasi cento milioni in meno di un anno prima, con una flessione del 6,7 per cento. è il secondo anno consecutivo in discesa: sono lontani i numeri del 2000, quando l'import Usa di abbigliamento italiano arrivò al giro d'affari record di 1,4 miliardi di dollari. Ha sofferto meno il tessile, che pure in Italia sta pagando care la frenata del mercato e la concorrenza asiatica.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 7-01-03 a cura di Pambianconews