Prorsum! L'avverbio in latino araldico utilizzato alla fine del secolo scorso dai fondatori di Burberry è oggi più che mai attuale. Significa Avanti!, e in questo momento il marchio inglese, entrato in luglio alla borsa di Londra, sta facendo passi da gigante. La quotazione, andata meglio del previsto, ha riguardato il 23% della società, il restante è in mano a Gus (General Universal Stores), che ha acquisito Burberry nel 1955 dall'omonima famiglia. II fatturato è in crescita, come lo è la produzione, sempre più diversificata: dall'abbigliamento agli accessori, profumi, occhiali, articoli per la casa, oggetti da regalo, collezioni per bambini, costumi da bagno e perfino cappotti per cani.
Solo in autunno sono stati inaugurati i punti vendita di New York, Coral Gables, Londra e Barcellona. Per l'anno prossimo è previsto uno spazio di 750 metri quadrati a Milano nel Quadrilatero, il primo negozio monomarca italiano. Su quali paesi puntate in questo momento? «Sicuramente, spiega Mike Metcalf, chief opering officer della maison, Stati Uniti e Asia, dove riteniamo di avere forti opportunità di crescita».Tutti i monomarca sono controllati dalla casa madre, eccetto quello di Ginza a Tokyo.
Al 19 novembre, chiusura del primo semestre gli utili operativi di Burberry hanno raggiunto gli 86,5 milioni di euro con un aumento dei 32,4% rispetto ai 65,3 dello stesso periodo dell'anno precedente. II fatturato ha raggiunto 428 milioni di euro con un incremento per il stesso periodo dei 15%. I motivi di questa crescita sono il buon andamento del mercato americano ed il successo della collezione femminile classica.
Estratto da Affari & Finanza del 16-12-02 a cura di Pambianconews