«Niente allarmismi». Beppe Pisani, presidente di Ideacomo, è uno tra i tanti che invitano a non drammatizzare la crisi del distretto comasco. Crisi che sembra netta e che ha visto aprirsi il 2002 con un primo trimestre a -20%.
Ma le aziende cercano di reagire; e sono soprattutto le medio-piccole a riuscire a rispondere con maggior velocità. Un esempio è la Serikos di Pisani, che ha chiuso lo scorso esercizio con un aumento del fatturato di quasi il 17%, a 12,9 milioni di euro. «Negli anni '70 erano i tessutai a fare la moda, ora è la strada – commenta l'imprenditore -. 'Oggi sopravvive chi associa inventiva e flessibilità'. Per questo ha creato «Zone», riservando a 30 grossi nomi della moda internazionale un laboratorio creativo dedicato.
Per i grandi lavora anche Taroni, tessitura storica che ha dato materia prima ai couturier francesi, a Prada, a Gucci, a Versace, per un fatturato dichiarato di 7 milioni di euro, in leggera crescita, smentendo il teorema che vuole i piccolissimi in balìa delle turbolenze di mercato. «è normale – dice il titolare, Michele Canepa – che dopo due anni di superlavoro e di saturazione dell'offerta inizi una fase recessiva. è successo ai primi degli anni '80, dei '90 e ora, dopo un 2000 eccellente per tutto il distretto, è inevitabile. Era già in atto prima dell'11 settembre, poi gli indici sono precipitati. Ora, i dati parlano di una leggera crescita».
E di crescita si sente parlare anche alla tessitura Puricelli, specializzata in tinti in filo elaborati, che ha chiuso il 2001 con una crescita del fatturato del 10% a 12,3 milioni di euro e un utile (in salita) di 206.372. «Cerchiamo – dicono in azienda – di rispondere velocemente a ordini sempre più polverizzati. A fronte di una richiesta di 10 mila metri di tessuto la grossa azienda è ricettiva, ma quando la domanda è di 500 metri per volta le cose cambiano».
E le aziende cambiano. Soprattutto quelle di grosse dimensioni. Riorganizzandosi, eliminando la burocrazia nei processi decisionali, snellendo le procedure e riducendo il personale.
Come ha fatto Ratti, uno dei più grandi produttori di tessuti per abbigliamento femminile e di accessori che, dopo un 2001 difficile (in perdita di 10,4 milioni di euro, in peggioramento sull'anno precedente quando era stato di -3,8 milioni, a causa anche di 2 milioni di euro di oneri di riduzione del personale), punta molto sul 2002 come anno di svolta. «è un anno di grossi sforzi, in vista dell'obiettivo che ci poniamo per il 2003: aumentare le nostre quote di mercato italiane ed europee con prodotti nuovi e un servizio impeccabile – spiega Donatella Ratti, membro della famiglia che detiene il 65% del capitale -. Abbiamo introdotto una linea di tessuti per intimo e mare, affiancato alla stampa serica (che ormai le statistiche danno al -17%) quella su cotoni, velluti e altre fibre».