Il mondo è piccolo per Giorgio Armani. La Cina, che un tempo era soltanto un sogno nel cuore, ora è uno scenario quasi domestico. Ovunque lo stilista apre negozi e megastore che portano il suo nome. «Una quindicina d'anni fa fui invitato a presentare la mia collezione a Pechino, nella Città Celeste» racconta l'imprenditore. «Doveva essere una cosa molto esclusiva, con una forte eco internazionale. Ero allettato perché quell'Oriente lo avevo nel cuore come sogno, evasione totale. Ma allora dissi di no. Oggi credo che i tempi siano maturi».
Prima dell'avventura Armani ha incaricato il suo staff di verificare lo stato del mercato della moda in Cina: «Mi hanno detto che c'erano fior di negozi, ci sono concorrenti presenti anche da alcuni anni, però se studiavi le cose da questo lato della vetrina vedevi fuori tanti cinesini che guardavano, e basta. Non c'era un flusso di compratori per una fascia alta di prezzi. Adesso c'è un'apertura». A Shanghai, da sempre la città cinese più occidentale e moderna, il gruppo ha scelto il piano terra di un grattacielo degli anni Trenta, per la prima linea Ga e la Casa.
A Hong Kong, come a Pechino del resto, la casa milanese era già presente con una boutique. Stavolta però l'investimento è poderoso. «Le cose sono cambiate in maniera tale che abbiamo accettato di organizzare questi 3 mila metri quadrati su tre livelli nel Central District, sul crocevia più frequentato» conclude lo stilista.