Controllata, esportata, virtuale, storica. La filiera italiana si evolve e si sfuma in differenti interpretazioni. «La parola d'ordine oggi non è solo creare, ma controllare ogni aspetto comunicativo del brand, dalla produzione alla vendita», ha detto Gildo Zegna, amministratore delegato di Ermenegildo Zegna, che negli ultimi cinque anni ha visto raddoppiare il proprio fatturato a oltre 700 milioni di euro. «Il valore dei processi aziendali è stato sottolineato anche da Vittorio Missoni, direttore marketing di Missoni, che ha notato come «troppo spesso si pensa e si è riconosciuti per il marchio e non per l'azienda che si rappresenta».
«Emerge l'esigenza di soluzioni innovative. Da qui la necessità di concentrarsi sullo snellimento di alcune procedure e sulla razionalizzazione delle forniture. In questo senso una maggiore collaborazione e integrazione tra fornitori e produttori diventa necessaria, meglio se «virtuale», come ha proposto Manlio Cocchini, amministratore delegato di Gilmar divisione industria.
Riscoprire il valore storico, di origine rinascimentale della filiera italiana, è la chiave di lettura per Carlalberto Corneliani, presidente di F.lli Claudio & Carlalberto Corneliani. Infine un consiglio a chi pensa a una eventuale ipotesi di delocalizzazione. «Non è facile produrre con la qualità italiana in altri paesi. Per abbattere i costi di produzione e del lavoro è meglio pensare a processi di automazione per aumentare qualità e produzione delle nostre aziende», ha detto Pier Luigi Loro Piana, titolare e amministratore delegato di Loro Piana.