Lo studio condotto da Pambianco Strategie di Impresa sulle semestrali di 15 aziende italiane e sui risultati di 3 gruppi esteri (Lvmh, Hermes e Zara) conferma la brusca frenata congiunturale aggravatasi dopo l'11 settembre dell’anno scorso. Il campione del made in Italy, ad esempio, registra sia una riduzione dell'ebitda rispetto al fatturato (riferito a 14 aziende) dal 14,9 per cento del primo semestre 2001 al 13,5 per cento della prima parte del 2002, sia una contrazione degli utili netti, passati dall' 8,1 al 6,6 per cento. Vanno un po' meglio gli stranieri trainati dalle ottime performance finanziarie di Lvmh (ebitda +16% e utile netto +7, 6%) mentre Zara brilla per la crescita dei ricavi (+25 per cento).
Il primo semestre del 2002 ha fatto registrare un repentino rallentamento della crescita del settore. Non bisogna farsi ingannare, infatti, da quel più 2,3 per cento di aumento del fatturato delle imprese italiane. «In realtà», come osserva Carlo Pambianco, a capo della società che ha condotto l'indagine, «il dato comprende anche le acquisizioni consolidate nel 2002. Al contrario secondo le nostre stime la riduzione effettiva dei ricavi oscilla fra il 5 e il 10 per cento».
Il confronto, anche se parziale, dei dati delle semestrali di Prada e Armani chiarisce uno dei trend del settore identificati da Pambianco in un periodo di congiuntura difficile come l'attuale. E cioè il vantaggio delle aziende monomarchio come Armani su quelle plurimarca come Prada. Nel triennio fra il 1999 e il 2001, ad esempio, gli ammortamenti delle imprese con un solo marchio sono cresciuti del 42 per cento, dieci punti in meno di quanto è accaduto per le multimarchio (53,6 per cento). Stesso discorso per gli oneri finanziari, che nel caso delle società monobrand sono aumentati del 49,2 per contro il 134, 8 per cento delle multibrand.
Il rapido appesantimento degli oneri finanziari e degli ammortamenti delle imprese plurimarca è dovuto essenzialmente alle raffiche di acquisizioni effettuate negli ultimi anni. Emblematico il caso di Prada che ha aggiunto al suo carniere una serie di griffe prestigiose da Helmut Lang a Church a Jill Sander. Peccato che questi marchi oltre ad aver appesantito la finanza di Prada fossero in perdita. Un problema che negli ultimi mesi è stato affrontato da Patrizio Bertelli con una severa ristrutturazione.
Insomma, gestire un solo marchio è più facile che dirigerne tanti. Anche se, come precisa Pambianco, nei momenti di crescita del mercato le aziende con molte griffe si espandono ad un ritmo superiore di quelle monomarca.