Sembra proprio che il lusso non vada più di moda, dopo la tragedia delle Twin Towers. In effetti le luxury companies hanno accusato la debolezza della congiuntura mondiale molto più di altre aziende. La prova del nove sono stati i conti di bilancio: dopo aver archiviato esercizi 2001 deludenti, un gran numero di imprese del lusso hanno mostrato vendite e margini in netto calo anche nel primo semestre 2002.
Nei primi sei mesi dell'anno i ricavi medi delle società del settore sono rimasti invariati. Ben altra cosa rispetto ai fasti degli anni passati, quando invece il giro d'affari delle luxury companies vantava tassi di crescita a due cifre. Per altro i dati macro pubblicati a settembre, nonché gli indici di fiducia dei consumatori e l'andamento del turismo di elite (quello ad esempio che ha come meta preferita le Hawaii) non promettono niente di buono per il comparto.
Inutile dire che nel corso dell'ultimo anno i valori di Borsa della maggior parte delle luxury companies quotate sono drasticamente scivolati, più di quanto abbiano fatto i listini mondiali. Tanto è vero che a inizio luglio il gruppo Prada, preoccupato dai venti di tempesta che agitavano le Borse mondiali, ha deciso di rinviare a tempi migliori il progetto di collocamento dei propri titoli. Ha invece sfidato la crisi dei mercati l'inglese Burberry, sbarcata alla Borsa di Londra lo scorso 12 luglio. E tutto sommato ha avuto ragione visto che le azioni hanno sofferto poco, arretrando di un modesto 6% sul prezzo di collocamento di 230 pence.
Anche le aziende italiane hanno subito un duro contraccolpo dal rallentamento economico. Un esempio per tutti: Bulgari nei primi sei mesi 2002 ha registrato una flessione del fatturato del 5,7% (+32% nello stesso periodo 2001). L'utile netto del gruppo, inoltre, si è praticamente dimezzato. Ovviamente in Borsa le quotazioni della casa romana sono state falcidiate, tanto che il titolo è stato estromesso dal Mib30 (da inizio anno a settembre ha perso oltre il 50%).
Non è andata meglio ad altre aziende del comparto moda. La Marzotto, ad esempio, nel primo semestre ha realizzato un fatturato in calo del 3,7%, a un utile netto in flessione del 51 % (i dati non comprendono la neo-acquisita maison Valentino). E non è tutto. I vertici di Valdagno ritengono che il bilancio 2002 risulterà inferiore a quello 2001.