Esigente, raffinata e in cerca di creatività. In una parola, a caccia del made in Italy. Si presenta così, secondo William Gambetti, presidente del settore Calza di Sistema Moda Italia, la clientela che acquista collant italiani nell'Europa dell'Est. Al di là del Danubio c'è un mercato per il collant italiano che è in espansione, ma in continuo mutare. L'apertura ai paesi ex comunisti da parte dei marchi storici della calzetteria italiana inizia a vele spiegate all'inizio degli anni Novanta. Nell'ultimo anno l'ex Unione Sovietica ha assorbito quasi sessanta milioni di collant da donna, per un giro d'affari di 37 milioni di euro: numeri che superano, quanto a export, le mete più modaiole di Francia e Regno Unito.
Nel 2002 le esportazioni in Russia sono balzate in avanti, rispetto al 2000, del 33,4 per cento. E in , un mercato così fiorente molti imprenditori italiani hanno anche cercato di delocalizzare parte della produzione (è il caso della Filodoro che nella patria delle matriowske realizza un decimo dei propri affari).
La vera sorpresa dell'export che guarda a oriente è però la Slovenia: nei priori 4 mesi del 2002 qui sono finiti quasi nove milioni di collant.