La moda rivede al ribasso le negative stime per il 2002 e immagina un 2003 peggiore. Ieri Hermes Lab ha diffuso i dati elaborati per conto della Camera Nazionale della Moda italiana, che evidenziano una flessione del fatturato del 2,5% a quota 71.097 milioni di euro, esportazioni in calo del 4,8% a 41.495 milioni ed importazioni in aumento del 5,5% a 23.200 milioni.
Il surplus dell'interscambio dovrebbe tornare ai livelli del '99, intorno a 18.295 milioni di euro: nel 2001 era a quota 21.606.
La quota della moda italiana sull'export mondiale, dunque, si assottiglia, pur restando consistente.
Già solo la rivalutazione dell'euro sul dollaro, che cresce a ritmi del 10% su base annua, può fare perdere a parità di tutto il resto, circa 1,5 punti percentuali di crescita del fatturato del tessile-abbigliamento nel 2003. La competitività del sistema moda, insomma, si rivela sempre più difficile: più per il tessile, anche in quello di fascia alta, che nell'abbigliamento, secondo le stime degli operatori. E anche i consumi interni sono stimati in termini nominali appena al di sopra del tasso di inflazione. Si segnala tra l'altro la tenuta del casualwear e dello streetwear e un ulteriore calo del formale.
Per quello che riguarda i mercati di sbocco (primo trimestre 2002), in aumento Gran Bretagna e Stati Uniti, in difficoltà Germania, Francia e Giappone (in caduta libera).