Inferiore alle aspettative l'andamento dei settori tessuti e filati per il primo trimestre 2002. In caduta libera l'export (-12,9% per i filati e �14,6% per i tessuti rispetto ai primi tre mesi 2001), ma anche l'import è in frenata. Nonostante una ripresa degli ordini del sistema moda tra gennaio e aprile (+5,1% rispetto al 2001), l'industria tessile italiana non vede ancora la luce in fondo al tunnel. Come sottolineano i comunicati economici diffusi da Pitti Immagine in concomitanza con l'edizione estiva di Pitti Immagine Filati a Firenze, ''l'obiettivo di chiudere l'anno con quantità prodotte invariate rispetto al 2001 implicherebbe, da qui a dicembre, un guizzo degli indici della produzione del 2,5%, traguardo che francamente nessuno ritiene più a portata di mano''.
Il recente indebolimento del dollaro sull'euro non favorisce una situazione già poco dinamica, così come pesano ancora le conseguenze, reali e psicologiche, del rallentamento della crescita economica internazionale, della sindrome #11 settembre' e della caduta degli indici borsistici. In forte impasse le esportazioni. Secondo le statistiche elaborate da Pitti Immagine su dati Istat, mentre il giro di boa del 2001 è stato doppiato con un +0,7% alla voce filati e un +6,1% per quanto riguarda i tessuti, la musica è drasticamente cambiata da gennaio a marzo 2002.
è andata ancora peggio per i tessuti: -14,6% in totale, con inversioni di rotta consistenti soprattutto per le stoffe sintetiche-artificiali (-31,1%), in lana pettinata (-28,1%) e in seta (-25,9%). Un crollo che ha investito anche parte dei mercati più ricettivi verso il made in Italy: i filati hanno sofferto soprattutto in Germania (-18,6%) e nel Regno Unito (-18,3%). L'Europa nella sua globalità totalizza un -10,8%. Pesanti gli arretramenti nel resto del mondo e in particolare in Asia (-20,4%).