Vittima incolpevole della congiuntura o responsabile dei propri guai? Comunque sia, Gap, l'innovativa catena di negozi di abbigliamento casual nata negli Anni Ottanta negli Usa e diventata nei decenni successivi un fenomeno globale, è in grave crisi. Una crisi che si era manifestata negli ultimi due anni con una preoccupante flessione delle vendite e che è culminata, alla fine di maggio, con le dimissioni del ceo Millard «Mickey» Drexler, il guru della moda senza pretese che aveva costruito il gruppo con l'aggiunta di altre catene come Banana republic e Old navy.
Al culmine del successo, Gap aveva 2.130 punti vendita in sei nazioni, ed era diventata una delle beniamine di Wall Street, grazie alla rapida crescita degli utili, a un ritmo medio del 28% annuo. I primi scricchiolii si sono avvertiti nel 2000, quando le vendite hanno cominciato a calare. Cosi, dopo 24 mesi consecutivi di flessione dei fatturati, il maggiore azionista di Gap, Donald Fisher, che è anche il fondatore, ha chiesto le dimissioni di Drexler.