Del resto la battaglia non si fa solo sul fronte internazionale ma anche sul mercato interno dove, da anni, i fenomeni della contraffazione e dell’importazione di prodotti asiatici a basso costo e a bassa qualità (molto spesso non conformi alle normative CE), sono una spina nel fianco non solo perché sottraggono all’intero sistema paese risorse economiche, ma quel che è peggio, è che creano danni all’intera comunità procurando, nel caso degli occhiali da sole, seri rischi alla salute del consumatore italiano.
Da un recente sondaggio condotto un mese fa dalla Commissione Difesa Vista su un campione significativo di 1.000 intervistati, risulta infatti che il 60% degli italiani non conosce il significato del marchio CE e, cosa ben più grave, il 70% ignora completamente il significato del foglietto
informativo che descrive la qualità del prodotto, la tipologia delle lenti. Se è vero che l’80% sceglie l’occhiale da sole per la sua componente estetica, pur comprandoli presso i negozi di ottica specializzati, il dato più preoccupante è che il 50% degli intervistati, di età compresa fra i sedici e i venticinque anni, compra gli occhiali da sole da venditori ambulanti.
Anfao da anni promuove, a sue spese, campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per creare una cultura sulla protezione degli occhi dai raggi ultravioletti; purtroppo, nonostante i numerosi appelli lanciati e ripresi sempre con grande attenzione dai media, il problema rimane:, soprattutto i giovani non prestano alcuna attenzione, al momento dell’acquisto, alla qualità e certificazione del prodotto. Occhiali non a norma, occhiali contraffatti, sono nocivi per la salute di tutti noi e mi auguro che, anche su questo delicato argomento, possiamo trovare la disponibilità del Governo per riuscire a promuovere, in vista dell’estate, delle campagne di sensibilizzazione atte a diffondere una maggiore conoscenza delle più elementari avvertenze da tenere presenti al momento dell’acquisto.
Ringraziando ancora il Ministro Urso per la sua disponibilità, mi auguro che le istituzioni, constatando quanto abbiamo saputo creare, quanto abbiamo costruito da soli, senza alcun aiuto-anche perché non è mai stato nostro atteggiamento richiederlo, forse anche sbagliando- possano ricavare positive indicazioni e fornirci utili suggerimenti per poter competere ancor più efficacemente sulle raggiunte frontiere dei mercati internazionali.
Proprio per le dimensioni raggiunte e per la crescita che hanno ottenuto nel mondo le imprese italiane, avvertiamo il bisogno di avere a nostro fianco le istituzioni per dare maggiore incisività al sistema Italia, nel ritrovato slancio di una politica estera attenta alle esigenze di competitività delle aziende del Made in Italy, incoraggiando tutti gli imprenditori del nostro settore, e riservando un occhio di riguardo alla piccola e media impresa, così rappresentativa di questa grande tradizione.