Il magnate spagnolo Amancio Ortega è entrato nell'arena italiana. E si dice che questo non faccia dormire sonni tranquilli ai Benetton. Lo sbarco del marchio Zara in Italia segna l'arrivo del primo vero concorrente del gruppo trevigiano, che finora ha dominato il mercato. «Ma la competizione tra Zara e Benetton non si gioca sul piano delle vendite», spiega Carlo Pambianco, consulente per lo sviluppo delle imprese del sistema moda. «Ortega aveva bisogno di un accredito nel Paese delle griffe e ora minaccia di offuscare il marchio veneto perché la sua linea, più fashion che casual, ha un'immagine superiore».
Zara è il brand di punta del gruppo Inditex, quotato alla Borsa di Madrid, che ha fatturato nel 2001 3.249,8 milioni di euro. Gli analisti di mezzo mondo giudicano le strategie della società vincenti contro i maggiori rivali, l'americana Gap (7,75 milioni di euro di fatturato), la svedese H&M (4,3) e l'inseguitore Benetton (2,1). Il motivo? Nessuno va veloce come Inditex, che in due settimane, 12 volte più in fretta di altri player, è in grado di produrre un capo nelle fabbriche di Spagna e Portogallo (e non nel Far East o nell'America Latina) e distribuirlo in 1.300 negozi in 35 Paesi. Negozi gestiti direttamente mentre Benetton ha ancora molto franchising.
A consentire l'ingresso del marchio iberico è stata la joint venture tra Inditex (51%) e un socio di ferro: il gruppo immobiliare Percassi (49%), che è anche curiosamente uno dei principali partner commerciali di Benetton. L'obiettivo, nel giro di tre anni, è di aprire una ventina di megastore nelle grandi città per poi passare alle province. Quello di Milano è il cinquecentoventesimo dei negozi Zara nel mondo.