Il gioiello pret-a-porter promuove il fatturato di Pomellato. «Sono contento che Pomellato in questi ultimi due anni sia tornata a recitare sul mercato il suo ruolo, che è quello di fare gioielli pret-a-porter, commenta Francesco Minoli amministratore delegato della società. Credo che il mercato non consideri più il gioiello come bene di investimento, ma ne apprezzi la sua vocazione di accessorio».
Nel primo trimestre di quest’anno il sell in relativo ai riordini ha fatto registrare un +33 rispetto allo stesso periodo del 2001, con il brand Pomellato che ha segnato un +26% e il marchio Dodo a +47%. Anche la nuova collezione sta dando buoni risultati, con una crescita di oltre il 30%. I segni positivi si proiettano su tutto il 2002 con un fatturato previsto di 62 milioni di euro rispetto ai 55 dello scorso anno. Anche l’indebitamento sta diminuendo: dai 27,8 milioni di euro della fine ‘99 si è passati ai 16 milioni di euro dell’anno scorso che si stima scenderanno a 10,8 milioni di euro per fine anno.
«Negli ultimi due anni c’è stata una crescita sulla redditività, da quest’anno comincia a crescere anche il fatturato, commenta Minoli. I nostri sforzi sul prodotto e su una comunicazione coerente cominciano a dare adesso i loro frutti anche sul brand Pomellato che occupa il 70% del fatturato mentre il 30% è realizzato da Dodo».
«L’obiettivo da qui al 2005 è di portare il fatturato complessivo a 89 milioni di euro di cui
65 milioni di euro del brand Pomellato e 24 di Dodo. Al business contribuiranno anche i nuovi orologi-gioiello Pomellato che saranno lanciati sul mercato a settembre», conclude Minoli.