Grazie ad una politica di distribuzione e di immagine molto aggressiva, Bagatt nel giro di quindici anni è arrivato ad essere distribuito in 14 paesi nel mondo. L’attività ha prodotto nel 2000 27,5 milioni di euro, passati a 30 milioni l’anno successivo con la previsione di arrivare a 34 milioni per il 2002. «Non abbiamo avvertito stato di crisi dopo gli eventi terroristici, spiega l’amministratore delegato dell’azienda, Alessandra Capra, le vendite sono leggermente calate intorno a dicembre, nulla di particolarmente rilevante».
Con circa cento punti vendita monomarca nel mondo Bagatt è un marchio in espansione che produce principalmente calzature uomo e donna e borse. In più c’è una linea di accessori in pelletteria, che attualmente incide solo marginalmente sul fatturato. Gran parte degli introiti dell’azienda derivano dalla commercializzazione in Italia, il 30% dall’estero.
«Siamo in fase di chiusura di un accordo con una società americana per entrare nei mercati statunitensi e canadesi. Parallelamente continuiamo con la strategia di penetrazione dei più importanti centri commerciali italiani, e con l’apertura di nuovi negozi. Per quanto riguarda l’Europa siamo presenti massicciamente in Svizzera».
Dei cinquantaquattro punti vendita italiani, venticinque sono monomarca e di proprietà, e i restanti in franchising. Tra i mercati esteri ci sono il Kuwait, l’Arabia Saudita, il Libano, Giappone e la repubblica Dominicana.