L’orientamento delle griffe è quello di dismettere le licenze e produrre per conto proprio attraverso aziende acquisite o a joint venture produttive. E la pelletteria non fa eccezione. «Entro i prossimi cinque anni, dovranno decidere cosa fare. Potranno essere licenziatari di grandi marchi, ma siccome questi producono da soli non ce ne saranno più a disposizione, spiega Carlo Pambianco, presidente della Pambianco Strategie di Impresa. Per cui facendo i licenziatari dovranno accontentarsi di marchi medi. L’alternativa è di entrare in un gruppo o restare indipendenti, in quest’ultimo caso con un marchio forte e con prodotti molto innovativi che vanno a servire aree specifiche di mercato».
«Il fatto è che i concorrenti più temibili dei pellettieri in futuro non sono gli stessi pellettieri, ma i grandi marchi che entrano nella pelletteria» risponde Pambianco.
Intanto prosegue a livello internazionale la politica di acquisizioni e partecipazioni nel settore pellettiero che quest’anno ha già visto due operazioni:
Ermenegildo Zegna ha acquisito il 70% di Longhi azienda storica di Parma e il Fondo Fineco Capital è entrato con il 25% nel capitale della pelletteria Piquadro. Nel 2001 ci sono state cinque operazioni di cui quattro italiane.
Nel 2001 le borsette delle griffes hanno risentito della crisi congiunturale, soprattutto nel mercato americano, ma anche in quello europeo, mentre in Giappone sembra che si stiano registrando buoni risultati di vendita. Ma quando le borsette griffate ricominceranno a viaggiare più velocemente? «A partire dal secondo semestre di quest’anno si dovrebbe avere una situazione più normalizzata, commenta Pambianco. Quello della pelletteria è un acquisto d’impulso, quindi adesso è colpito di più e domani partirà più velocemente».