Con il terzo millennio siamo entrati in una nuova fase in cui «riemergono i sacri valori e la ritualità del lusso», e si torna ad apprezzare una creatività libera, o comunque prioritaria rispetto ai diktat del marketing. «E questa d'altra parte è sempre stata e continua ad essere la nostra filosofia, sostiene Guy Leymarie, amministratore delegato di Cartier, a differenza di tanti stilisti di moda, da Gucci a Prada, le cui #creazioni' sono in realtà identiche tra loro se non nel modo in cui vengono comunicate».
Una società, la stessa Cartier, che oggi conta oltre 5 mila dipendenti, 210 boutique esclusive nel mondo di cui 20 in Francia e 16 in Italia, quattro studi di progettazione per gioielli, orologi e accessori (dalla pelletteria, ai profumi, alle penne).
L'identità di Cartier è il simbolo stesso del lusso, l'ho ereditata e non va cambiata. Piuttosto si tratta di adattare quest'identità altamente simbolica all'evolversi degli stili di vita, come è stato con il nuovo orologio in acciaio Roadster. Da un punto di vista del conti, inoltre, va ricordato che i risultati finanziari 2001 di Cartier, che non è quotata, saranno annunciati solo in aprile, ma posso già dire che lo scorso anno, nonostante la recessione e l'11 settembre, è stato migliore delle attese. In alcuni mercati, come ad esempio quello inglese, abbiamo perfino avuto un progresso rispetto all'anno precedente e i Paesi dove il turismo non è molto sviluppato, come il Giappone, hanno retto meglio di quelli dove molti del nostri clienti sono invece turisti o viaggiatori: l'Europa continentale infatti è stata la più colpita.