I big della moda italiana crescono soprattutto attraverso le acquisizioni. Secondo i dati preliminari dell’esercizio 2001 di alcuni dei più grandi player del settore è stata registrata una decisa crescita dei ricavi, mentre a calare sono i profitti. I primi risultati di 12 big della moda italiana fanno registrare nel 2001 una crescita media del fatturato del 13,6%, secondo quanto rende noto Pambianco Strategie di Impresa.
Si tratta di un campione che mette insieme aziende quotate, del lusso e grandi gruppi. In testa alla classifica in quanto a tassi di crescita si colloca Fin. Part, il gruppo capitanato da Gianluigi Facchini che ha registrato un +36,5% nel fatturato del 2001. Secondo in classifica è Diesel, il gruppo del casualwear di Renzo Rosso con un +30,3% sull’anno precedente. In questo podio provvisorio a prendere
la medaglia di bronzo quanto a tassi crescita è Luxottica con il 26,8%. Ad essersi classificata subito dopo le prime tre è la Tod’s che ha registrato un + 26,6%.
“Si tratta soprattutto di crescite per acquisizioni, spiega Carlo Pambianco, presidente della Pambianco Strategie di Impresa. L’unico ad aver registrato una notevole crescita interna è Tod’s”.
Da questi primi risultati del 2001 si può stilare anche un’altra classifica, quella basata sul volume complessivo del ricavi. A guadagnare l’oro in questo caso è Luxottica che, con i suoi 3.065 milioni di euro di fatturato, è il più grosso gruppo italiano della moda. Il colosso dell’occhialeria prende il posto di Gucci, che diventa secondo in classifica con un fatturato di 2.847 milioni di euro. In terza posizione è Marzotto con ricavi per 1.781 milioni di euro.
“Alla luce di questi primi risultati, spiega Carlo Pambianco, si può dire che attraverso una crescita per acquisizioni continua il processo di consolidamento del settore moda italiano”. Al di là del fenomeno delle acquisizioni, fatte soprattutto dai grandi gruppi, le altre aziende rimangono ferme nella crescita. Anche se come dice Pambianco “in prospettiva, il fenomeno delle acquisizioni si sposterà sulle aziende medio-piccole, un processo che è già iniziato, ma che è meno vistoso e che si sta diffondendo adesso”.