Domenico De Sole è entusiasta delle collezioni che il gruppo ha appena presentato «Sono bellissime», ripete. Tanto soddisfatto da non volersi rovinare la festa con le dichiarazioni di Giorgio Armani sul lusso e sul frac presentato anche da Gucci («c’è gente che non ha più una lira e viene riproposto il frac, ma chi se lo mette più?»). «In queste polemiche — dice l’amministratore delegato di Gucci — non intendo entrare». E resta sostanzialmente ottimista anche dopo che il suo azionista di riferimento, Ppr, ha appena rivisto al ribasso le proprio stime di utili.
Il mercato deve attendersi una diminuzione del vostro fatturato a una o a due cifre?
«Speriamo di mantenerci sui livelli dell’anno scorso. Se ci sarà una flessione, sarà abbastanza limitata. Non bisogna dimenticare che il brand Gucci nei primi sei mesi 2001 ha avuto risultati eccellenti e quindi il confronto è molto impegnativo. Poi bisognerà vedere le singole società. Per Yves Saint Laurent ci aspettiamo una crescita di oltre il 100%. Per Ysl Beauté, che non ha negozi, dipenderà dagli umori del mercato. Parte della ripresa dipenderà, infatti, dai department store, dalle catene distributive come Sephora. Dopo l’11 settembre le aziende che vendono attraverso questi canali hanno avuto cancellazioni e riduzioni di ordini. Ma il gruppo Gucci, se si escludono gli orologi, realizza quasi l’80% del fatturato nei negozi diretti».
L’aumento di vendite in Giappone compensa le mancate vendite nel mondo ai turisti giapponesi?
«In buona parte sì».
C’è chi dice che il multibrand non sia vantaggioso.
«Io non ho dubbi del contrario. Chi sceglie di quotarsi è “condannato” a crescere perché la Borsa è basata sul presupposto di crescita, l’azione vende su un valore futuro.
Questo non accade per aziende che magari guadagnano tantissimo ma restano private».
sintesi dell’articolo di Maria Silvia Sacchi a cura di Pambianconews