Zitto, zitto, Luciano Benetton ha ripreso in mani le redini del gioco.
Oggi il gruppo di Ponzano Veneto ha una rete composta da 5.000 negozi disseminati in 120 paesi gestiti da circa 2.000 partner. Negli ultimi due anni, inoltre, sono stati investiti più di 500 milioni di euro per l’apertura dei megastore, situati nei centri storici delle grandi città da Londra a Tokyo da Mosca a Parigi, a Roma a New York. Per il 2002 è previsto un altro investimento di 200 milioni. Oggi ci sono circa 100 megastore (l’ultimo è stato aperto il 18 dicembre a Lisbona) di cui 30 gestiti direttamente all’azienda. Il programma di apertura di nuovi megastore marcerà a ritmo serrato per arrivare a 300 nel 2004.
Il «cuore» del processo industriale viene infatti affidato a 32 centri di produzioni, 22 in Italia e 10 all’estero, ma sempre in Europa. Una vera e propria verticalizzazione confermata dallo stretto controllo esercitato sui fornitori che lavorano solo per Benetton.
I vantaggi della verticalizzazione non riguardano solo la qualità del prodotto. E nemmeno il solo controllo dei costi. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto di produrre in Portogallo e Croazia invece che in Cina o Vietnam. In realtà il governo delle fabbriche è strettamente connesso alla velocità di reazione della Benetton agli stimoli del mercato. Le flash-collection infatti possono funzionare solo se la macchina produttiva marcia come un orologio.
sintesi dell’articolo di Giorgio Lonardi a cura di Pambianconews