Il Linificio e canapificio nazionale, una delle più antiche società quotate a Piazza Affari, controllata dal gruppo Marzotto, ha avviato tra Natale e Capodanno un piano di ristrutturazione cui è affidato il rilancio dopo risultati 2001 poco smaglianti legati alla pesante congiuntura di settore: dai 73 milioni di euro fatturati nel 2000, con un buon utile (4,4 milioni), i ricavi sono scesi a 59 milioni, con un risultato in sostanziale pareggio. Da qui drastiche decisioni e forti investimenti (15 milioni in 2 anni) per restare leader nei filati di lino in Europa, con il 22% del mercato, e nel mondo, con il 3%.
è’ stata chiusa la linea di filatura a umido dello stabilimento di Fara d’Adda (Bergamo) con la mobilità per 103 persone su 170. Sia la Tunisia (dove lo stabilimento è attivo da 8 anni), sia la Lituania costituiranno due poli di produzione di filati di più facile commercializzazione e di prezzo più appetibile; il costo della produzione del filato di lino è infatti condizionato da quello della manodopera. E l’Italia? Giocherà un ruolo più incisivo in termini di qualità. Sarà valorizzato lo stabilimento di Villa d’Almè (Bergamo), che produce i filati più pregiati per camiceria e abbigliamento femminile, che è il fiore all’occhiello del gruppo.
sintesi dell’articolo di Alberto Scala a cura di Pambianconews