«Ottobre e novembre in genere sono mesi preparatori e quindi non rappresentano un vero test sulle conseguenze dell'11 settembre � spiega Alessandro Biffi, presidente di Federorafi. Il vero bilancio lo si potrà fare solo dopo Natale. Ma da quello che si può intuire c'è un moderato ottimismo. Soprattutto perché l'oro dovrebbe rappresentare un bene ricco di valore duraturo». Per i big della gioielleria di alta gamma quest'anno, comunque, la crescita si è arrestata e i più sarebbero contenti di confermare le cifre dello scorso anno.
Per Cartier Italia la fase recessiva della congiuntura internazionale si fa sentire. «Da luglio abbiamo registrato i primi segnali di rallentamento della crescita nei gioielli per il peggioramento del contesto economico internazionale, amplificati dopo i fatti di settembre che hanno visto nei sedici negozi italiani un forte calo della clientela straniera» commenta Frédéric de Narp, direttore generale di Cartier Italia e prosegue: «Dall'11 settembre a fine novembre la presenza di clienti americani nei negozi italiani di Cartier è calata dal 70% al 75%, mentre la clientela giapponese è scesa del 50%. Un
calo nel flusso turistico che si è tradotto per Cartier Italia, che realizza l'8% sul giro d'affari mondiale, con un 2001 allineato ai risultati del 2000 che aveva registrato un crescita del 40% sull'anno precedente.
A scontare gli effetti della crisi dei consumi del dopo l'11 settembre è anche la gioielleria di Bulgari, anche se è il settore meno colpito del gruppo. «La nostra gioielleria sta andando da alcuni anni molto bene, nel senso che cresce di più della media dei nostri prodotti � commenta Francesco Trapani, amministratore delegato del gruppo� . La gioielleria, nei primi nove mesi dell'anno, ha registrato una crescita del 39% rispetto a quella del 24% del fatturato consolidato. Ad aumentare è stato anche il peso della gioielleria che occupa il 36% sul totale delle diverse aree di prodotti rispetto al 33% dei primi nove mesi dello scorso anno.
Tutti d'accordo quindi sul fatto che ci saranno meno gioielli quest'anno sotto l'albero di Natale. Ma c'è chi non ha toni eccessivamente pessimistici, come Damiani. «Credo che il settore che risentirà meno del calo dei consumi sia quello dei gioielli che sono un bene di lusso, ma durevole» commenta Silvia Damiani, direttore immagine e design del gruppo. A favorire Damiani in questo momento congiunturale difficile è la politica di diversificazione di marchi e prodotti che, distinti per stile e fascia di prezzo, vanno a colpire diversi target di consumatori. Comunque anche per Damiani il fatturato del 2001 non registra una crescita ma è allineato ai risultati dello scorso anno con 350 miliardi di lire (180 milioni di euro).
sintesi dell'articolo di Rosa Tessa a cura di Pambianconews