E' stato un tour de force concluso in una manciata di giorni: Stati Uniti, Cina e in chiusura l'Europa. L'obiettivo: tastare il polso alla rete di vendita, ascoltare i manager, incontrare i clienti. Ma alla fine Ernesto Gismondi, fondatore e presidente di Artemide, uno dei maggiori gruppi italiani dell'illuminazione (110 -112 milioni di euro il fatturato previsto nel 2001), ha tirato un sospiro di sollievo: «Ho capito che anche dopo l'11 settembre la gente ha voglia di consumare. E che se hai un buon prodotto, sai venderlo bene e fornisci un servizio puntuale il 2002 potrebbe essere un anno positivo».
Certo, come ammette lo stesso Gismondi oggi Artemide può contare su qualche vantaggio in più rispetto ad alcuni concorrenti. Non solo perché esporta in 34 paesi grazie ad 11 aziende produttive (4 in Italia, 2 in Francia, 2 negli Usa, 1 a testa in Ungheria, Repubblica Ceca e Germania) e a 17 società per la distribuzione. Ma anche perché il gruppo, nato come azienda produttrice di lampade di design per la casa, ha esteso il suo capo d'azione all'illuminazione tecnica (uffici, imprese, musei, teatri) e a quella urbana.
Stati Uniti in ripresa e dirigenti industriali pronti a scommettere i loro soldi sul rilancio delle vendite. Ma anche Estremo Oriente in forte crescita, su questo Gismondi non ha dubbi. Dice: «Tutti parlano della crisi del Giappone ma a Tokyo in questo momento stanno costruendo decine di grattacieli e gli architetti vogliono le nostre lampade. Il risultato è che nel 2001 le vendite di Artemide in questo paese aumenteranno del 44 per cento» .
Fatti due conti Ernesto Gismondi ha scoperto che l'anno prossimo il giro d'affari di Artemide passerà da 110 – 112 milioni di euro a quota 120 milioni.
sintesi dell'articolo di Giorgio Lonardi a cura di Pambianconews