«Ci saranno sicuramente delle ripercussioni per la crisi Usa, ma questa non fermerà il gruppo Armani». Lo stilista-imprenditore ha infatti preso atto del fatto che «la situazione è pesante ma è proprio questo il momento in cui bisogna far vedere la propria presenza. Noi abbiamo confermato gli investimenti programmati, a partire dall'apertura dei nuovi punti vendita in Asia e in Europa, e dalla comunicazione».
In generale, Armani si è detto non pessimista e ha aggiunto che, dopo i fatti dell'11 settembre, ci saranno «meno isterismi nella moda. Anche se nel fare le cose c'è il rischio che si passi da una situazione di euforia al totale grigiore. Ma è inutile affossare la moda. Ci sono migliaia di persone che lavorano nelle fabbriche, la gente deve mangiare». Sull'opa residuale in corso su Simint Armani si è detto soddisfatto del risultato. «Simint la sentirò molto più mia come le altre aziende del gruppo», ha detto Armani.
Circa l'assetto futuro della griffe di via Borgonuovo, 2.500 miliardi il giro d'affari consolidato previsto per l'esercizio in corso, Armani ha spiegato che «per qualche anno ha ancora bisogno di me, ci sono tanti progetti da sviluppare e la gente deve sentire che c'è la mia mano».