Centoventotto miliardi, 566 milioni e 300 mila lire tonde tonde. Con questo imponibile-monstre il re della moda Giorgio Armani risulta, nel 2000, il primo contribuente nazionale. Alle sue spalle, ma molto più indietro, si piazzano il signore pugliese dei divani Pasquale Natuzzi, con 66 miliardi, 816 milioni e 413 mila lire e l’inossidabile presidente della Rcs Cesare Romiti, a quota 46 miliardi, 941 milioni e 287 mila lire. Armani-Natuzzi-Romiti: il terzetto dei più ricchi. O, meglio, di quelli che più dichiarano al fisco.
“L’Espresso” pubblica, in esclusiva l’elenco completo dei duemila italiani più danarosi. Da Armani all’ultimo in classifica, il milanese Roberto Bracchetti (un miliardo 493 milioni e 76 mila lire); tutti comunque con un reddito a nove zeri.
A scorrere gli elenchi s’incappa in più d’una sorpresa. Il magnate delle tv, nonché presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi non va oltre il venticinquesimo posto, con 16 miliardi, 259 milioni e 244 mila lire, precedendo solo d’un soffio l’asso brasiliano del pallone Ronaldo (15 miliardi, 903 milioni e 732 mila lire). E il presidente d’onore della Fiat Giovanni Agnelli finisce addirittura in quarantacinquesima posizione, fermo alla soglia degli 11 miliardi, 398 milioni e 991 mila lire: largamente alle spalle non solo del suo avvocato di fiducia Franzo Grande Stevens (18 miliardi, 852 milioni e 963 mila lire), ma perfino del suo pupillo calcistico Alessandro Del Piero, che tra una pedata e l’altra si mette in tasca 14 miliardi, 45 milioni e 877 mila lire.
Se tutto ciò può apparire strano, in realtà la spiegazione è invece semplice. Per prima cosa bisogna tenere ben presente che stiamo parlando di redditi personali. Certamente molti imprenditori, professionisti e commercianti sono ben più ricchi di Del Piero.
C’è poi un secondo aspetto importante per valutare correttamente i dati di queste pagine: l’evasione fiscale. Nonostante i puntuali e roboanti proclami di tutti quanti si sono via via seduti sulla poltrona di ministro delle Finanze, quella del contribuente che fa il furbo resta una piaga nazionale. Una recente stima ha indicato gli evasori totali intorno a quota un milione e mezzo. Se le cose stanno davvero così, è facile immaginare quanti altri al momento di compilare il modello da presentare al fisco vengano colti almeno da qualche improvvisa amnesia. Questo spiega il perché di altrettante clamorose assenze.