Gli analisti sono cauti: finita l'epoca delle grandi acquisizioni per il futuro è meglio concentrarsi sui propri marchi. I dati di alcuni importanti gruppi del lusso hanno risvegliato i timori riguardo agli effetti del rallentamento dell'economia negli Stati Uniti sulle vendite e sui profitti di queste soicietà.
Se il 2000 è stato un anno eccezionale il 2001 è tutto in salita. Mario Boselli, Presidente di Camera Nazionale della Moda, da tempo parla di gelata e una tendenza riflessiva è emersa nei giorni scorsi tra gli stand di Firenze al Pitti uomo.
Il mood complessivo è dunque cambiato e tutti gli analisti intervistati sono concordi nel sostenere che oltre alla situazione di rallentamento negli States, sulle società del lusso potrebbe pesare l'indebolimento dello yen.
Resta da capire come si muoveranno adesso i gruppi del settore, soprattutto dopo un periodo caratterizzato da forti acquisizioni che richiedono investimenti massicci in termini di denaro, risorse umane e tempi. Il monito ora è: attenzione a ciò che si acquista. A meno che non si tratti di ottime opportunità (Armani, Chanel, Ferragamo per citarne alcune) oggi è auspicabile concentrarsi sulla ricerca di nuova capacità produttiva.
Lo shopping di aziende resta una buona carta da giocare ma non è garanzia di successo certo e immediato nemmeno per i grandi. Subito dopo l'acquisto, infatti, inizia il periodo della conoscenza, dell'integrazione, della ristrutturazione, dello sviluppo. Comportando il tutto investimenti notevoli di cui non è facile stimare i tempi e costi necessari.