Il Made in Italy funziona e i risultati economici dell’industria italiana dell’abbigliamento, maglieria e calzetteria lo confermano: oltre 54 mila miliardi di fatturato (+5,9% rispetto al 1999) di cui il 55% viene dall’esportazione, un saldo commerciale pari a 14.548 miliardi (+9,5%), circa 36.000 aziende e 290.000 dipendenti (+0,9%).
La ragione di questo successo va cercata anche a monte del processo produttivo, in quelle realtà che si sono organizzate in distretti in cui ‘l’unione fa la forza’: la calzetteria in Emilia Romagna, la seta a Como, la lana pettinata di Biella, la lana cardata a Prato, la maglieria nel Nord-Est e la pelletteria a Firenze.
Come spiega Vittorio Giulini, presidente di Sistema Moda Italia, il modello di distretto si è rivelato più efficace del modello di grande impresa; esso consente di distribuire su di un distretto intero quei costi di innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo che per una singola azienda rappresentano, spesso, traguardi irraggiungibili.
Per l’industria serica il 2000 ha finalmente rappresentato un anno positivo: 4.150 miliardi di fatturato, export 61,6%, saldo commerciale di 1.634 miliardi di lire, 2.400 aziende e 40 mila dipendenti. La crescita del fatturato dell’intera filiera del tessuto serico è stata +9% non sufficiente, però, a recuperare il meno 12% registrato nel 1999, durante il quale molte aziende hanno chiuso o hanno dato luogo ad una profonda ristrutturazione.
Il 2001 dovrebbe regalare buone soddisfazioni anche al settore laniero, una realtà che vale 11.200 miliardi di fatturato (anno 2000, +8% rispetto al ’99), 54,1% export, 6.400 aziende, 84.000 dipendenti, 4.434 miliardi di lire di saldo commerciale.