Accordo raggiunto in casa Coin. Piergiorgio, attuale vicepresidente del gruppo veneziano, quotato a Piazza Affari dal giugno ’99, lascia. Rimane Vittorio che nel luglio del ’99 aveva reclamato a sorpresa il suo turno di presidenza dopo 25 anni di permanenza continua del fratello.
La contromossa di Pierluigi era stata la citazione in tribunale e la pretesa di sciogliere la cassaforte di famiglia per tornare in possesso delle sue azioni. Ma dopo quasi un anno di trattative, senza bisogno di giudici, i due fratelli hanno trovato un’intesa.
Il prossimo 26 giugno è stata convocata a Venezia l’assemblea straordinaria della società per approvare la fusione per incorporazione nella Gruppo Coin S.p.A. della Piergiorgio Coin e Vittorio Coin e C. S.a.s., società per accomandita semplice che controlla il 54% del gruppo, mentre l’altro 17% fa capo ai due fratelli attraverso la Fincoin. Ma l’assemblea potrebbe slittare se non arriverà in tempo utile il parere richiesto alla Consob per evitare di incorrere nella Opa obbligatoria, già scattata per i fratelli Tabacchi della Safilo quando hanno risolto la lite con l’uscita di Dino e Giuliano, lasciando Vittorio unico padrone insieme ai suoi figli. Anche in questo caso, infatti, Piergiorgio venderebbe direttamente ai figli di Vittorio, Piero e Francesca, e non al fratello. Mentre Marta e Marco, figli di Piergiorgio, conserverebbero la nuda proprietà della partecipazione residua del padre (usufruttuario).
L’altra ipotesi prevede l’ingresso di un nuovo socio. E si sussurra il nome di François Pinault, il finanziere francese a capo di PPR, già partner dei Coin nei megastore Fnac in Italia.