Volano fatturato (+56%) e Ebitda (+31%) ma i debiti schizzano a oltre 1.900 miliardi di lire. La quotazione è stata rimandata in autunno a causa delle attuali difficoltà della Borsa.
Patrizio Bertelli, amministratore delegato della holding con sede ad Amsterdam, è amareggiato per il tiro al bersaglio seguito alla decisione di rimandare la quotazione e fornisce i dati del 2000. Il fatturato consolidato è stato di 3.177 miliardi di lire, in crescita del 56,6% rispetto al ’99. Il margine lordo è aumentato del 49,8% a 1.908 miliardi e l’Ebitda del 31,9% a 574,4 miliardi.
In calo, invece, l’utile netto: -42,7% a 184 miliardi. Il dato ’99 è però influenzato dalla plusvalenza per la vendita delle azioni Gucci alla Lvmh, al netto della quale i profitti sarebbero stati di 134 miliardi. Una cifra pari al 6,6% dei ricavi rispetto al 5,8% registrato nei conti del 2000.
L’indebitamento, come sostiene Bertelli, non è causato da una cattiva gestione ma dalle acquisizioni realizzate nel ’99 e nel 2000: Church, Helmut Lang, Jil Sander, Fendi (in joint venture con Lvmh) e Azzedine Alaia. Inoltre il rapporto tra indebitamento netto e patrimonio netto di gruppo è sceso da 2,88 nel ’99 a 1,61 nel 2000, questo grazie all’aumento di capitale di Prada Holding per 260 milioni di euro finanziato da IntesaBci che coordina anche l’offerta globale ed è co-sponsor con Credit Suisse First Boston del collocamento.
Nel 2000 Prada da solo ha realizzato un giro d’affari di 2.301 miliardi, in rialzo del 31,4%, mentre il brand Miu Miu è aumentato del 39% a 246 miliardi. In totale, dunque, 2.547 miliardi, in aumento del 32,1%, con un utile operativo dei due marchi di 384 miliardi (+12%).
Le prossime operazioni? Per Genny e Byblos pare che le operazioni siano ad uno stadio avanzato. C’è poi l’interesse per Superga e l’apertura agli orologi, la gioielleria e i profumi.