Il lusso resta in affanno a Piazza Affari. Venerdì tutti i principali titoli sono stati oggetto di vendite, chiudendo la seduta in rosso, complice il taglio delle stime sul comparto da parte degli analisti di Jefferies e le preoccupazioni sul mercato asiatico legate anche al contraccolpo del mercato automobilistico di fascia alta. Sul listino italiano, Moncler ha perso il 5,18%, Brunello Cucinelli il 5,19%, Salvatore Ferragamo il 6,18 per cento, a Parigi Kering, Hermès ed Lvmh hanno lasciato sul terreno tra i due e i tre punti percentuali e Burberry ha archiviato la seduta con calo di oltre quattro punti percentuali. Oggi, in avvio di seduta il lusso resta ancora debole con Hugo Boss a -5%, Burberry, Kering e Cucinelli in negativo di oltre due punti.
Accanto al taglio degli analisti di Jeffries del target price di Moncler e Cucinelli (portati rispettivamente a 90 euro e a 48 euro), permane la preoccupazione sul mercato del lusso. Gli analisi della società non vedono alcun miglioramento apprezzabile per il mercato dell’alto di gamma nella seconda metà dell’anno, già indebolito da una debole domanda del primo semestre, a causa del rallentamento dell’economia in Cina, del calo della spesa per i viaggi e per le incertezze negli Stati Uniti.
Il timore peraltro ha trovato conferma venerdì anche un gigante del settore auto di lusso, Mercedes-Benz che venerdì ha lanciato un allarme sui margini di fine anno, il secondo in pochi mesi, sul timore che la domanda di beni di lusso continui a essere in forte rallentamento, soprattutto per l’andamento dei consumi in Cina, il che ha contribuito a trascinare in negativo il comparto dei beni di consumo nelle principali piazze mondiali.
Anche gli analisti di Mediobanca, durante una conferenza sul comparto che si è tenuta nei giorni scorsi, hanno avvertito di non prevedere un’inversione di tendenza della domanda di beni di lusso, in rallentamento ormai dalla seconda metà del 2023. Cina e Stati Uniti sono le aree più critiche e la stessa Cina, tra l’altro, sta risentendo oltre che di una domanda più contenuta, anche di un cambiamento dei consumi, che dopo la ‘scorpacciata’ di acquisti del post pandemia, si rivolgono a un lusso meno ostentato e a prodotti spesso realizzati in patria. Il lusso, quindi, cerca di navigare a vista e capire come stanno repentinamente cambiano gli assetti. Su questo fronte, il presidente e AD di Zegna, Gildo Zegna, alcuni giorni fa in occasione della pubblicazione della semestrale, ha sottolineato come gli scenari spesso cambiano velocemente.
Negli ultimi sei mesi, tuttavia, i titoli del lusso hanno registrato cali mediamente tra il 20 e il 30 per cento. A Piazza Affari, Brunello Cucinelli ha perso il 19,7% nell’ultimo semestre, Moncler quasi il 30% (nel caso del gruppo di Remo Ruffini i titoli nell’ultimo periodo hanno risentito oltre che della debolezza del comparto anche del contraccolpo dell’uscita di Carlo Rivetti dal capitale). Ferragamo, che ormai naviga ben al di sotto del prezzo di ipo avvenuta nel 2011 (si attestano attorno a 6 euro, contro i 9 euro del collocamento), ha lasciato sul terreno il 45%, Aeffe il 15 per cento (oggi il titolo è in territorio positivo, con un rialzo dell’1 per cento). In Francia, Lvmh ha ceduto in sei mesi il 29%, Kering il 38% ed Hermès il 20 per cento. Anche Oltreoceano il lusso è in discesa da marzo in poi: Zegna segna -41% al Nyse, Capri Holdings -15 per cento. A Hong Kong, Prada ha ceduto in sei mesi il 18 per cento, a Zurigo Richemont ha perso il 15 per cento.
In controtendenza, invece, il fast fashion con Inditex a +14% nei sei mesi e H&M a +19 per cento.