Via libera definitivo al regolamento ecodesign. La normativa, per esteso il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile, aggiorna la direttiva del 2009 ampliandone il campo di applicazione, oltre ai prodotti energetici, a tutti i tipi di beni immessi nel mercato Ue, moda e tessile compreso. Tra le regole contemplate dal pacchetto, il passaporto digitale e il divieto di distruzione dell’invenduto.
Si tratta dell’ultimo passaggio di approvazione di una norma che interesserà un’ampia gamma di prodotti spaziando dal tessile all’elettronica e orientate a favorirne la longevità, la riparabilità, l’aggiornabilità e, infine, la riciclabilità. Cruciale per il settore della moda, poi, proprio il divieto di distruzione di capi invenduti come vestiti, accessori e calzature, e l’obbligo di trovare soluzioni alternative come la rivendita, la donazione o il riciclo. Introdotto, inoltre, il passaporto digitale per i prodotti afferenti i settori coinvolti e che mapperà materiali, produzione e modalità di smaltimento.
Nella giornata di lunedì 27 maggio, il regalamento ecodesign (Espr) è quindi giunto al termine di un iter legislativo coronato, in seguito all’ok del Parlamento europeo del 23 aprile, dal benestare del Consiglio di Bruxelles, con 26 voti favorevoli e una sola astensione: l’Italia.
Il Paese, infatti, ricorda Il Sole 24 Ore, tra il il mese di marzo 2022, data della proposta della Commissione nell’ambito di una nuova strategia per il tessile in chiave green, e il testo approvato dal trilogo dell’Ue a dicembre 2023, aveva lavorato (anche attraverso enti come Sistema Moda Italia, membro di Euratex) per attenuare alcuni aspetti della normative per le Pmi, altamente rappresentate nel tessuto imprenditoriale italiano. In parte l’intento è riuscito: il divieto di distruzione dell’invenduto non interesserà le piccole e micro imprese, mentre le medie imprese beneficeranno di un’esenzione di sei anni.
In generale, il nuovo regolamento ecodesign introduce una serie di vincoli che verranno applicati a partire dal 2026 e avranno un orizzonte temporale fissato al 2030. Dopo l’entrata in vigore dell’Espr, che dovrà essere firmato formalmente dai co-legislatori probabilmente a luglio a Strasburgo e poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, la Commissione lavorerà a una serie di atti delegati che declineranno le norme settore per settore, a cui le imprese dovranno adeguarsi entro 18 mesi.
L’approvazione definitiva dell’Espr arriva dopo il semaforo verde per la direttiva comunitaria sulla due diligence, che imporrà alle aziende dell’Ue (con un fatturato superiore ai 450 milioni e più di mille dipendenti) di verificare la legittimità della propria catena di approvvigionamento.