La pandemia si fa sentire sugli affitti dei negozi, soprattuto di fascia premium. Secondo un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, “i proprietari di vetrine situate in location meno appetibili” rispetto al lusso in senso stretto, “sono disposti a scontare i canoni del 20-30% per i primi due o tre anni del contratto pur di riaccendere le luci dei propri negozi”.
Il taglio è uno degli effetti della pandemia e della conseguente chiusura forzata e ripetuta dei negozi in tutta Italia, ma chiaramente il trend è più evidente a Milano e Roma. Qui, come spiega il quotidiano, è il segmento premium quello più penalizzato, con il risultato che, al momento, il mercato degli affitti nelle vie dello shopping è ormai polarizzato: da una parte c’è il lusso che, sostanzialmente, ha mantenuto stabili i canoni per gli spazi commerciali nonostante il balletto di cambi di insegne che si sono susseguiti in questo periodo, mentre, dall’altra parte c’è il mass market. A Milano sono diversi gli spazi ancora vuoti in corso Buenos Aires, Vittorio Emanuele e via Torino a causa della chiusura dei negozi di brand internazionali, sottolinea Cushman & Wakefield. Proprio in via Torino è atteso peraltro l’opening entro il 2022 dello store di Primark.
Sul fronte luxury, ricorda Il Sole 24 Ore, La Perla dovrebbe lasciare il suo spazio in Montenapoleone agli orologi di Harry Winston e Kiton aprirà in via Sant’Andrea al posto di Berluti mentre La DoubleJ è in procinto di aprire il suo primo store monomarca in via Sant’Andrea, occupando gli spazi dell’ex boutique di Stuart Weitzman.
A livello generale, e quindi senza tenere il considerazione la suddivisione tra fasce di prezzo, secondo il report di World Capital in collaborazione con Federazione Moda Italia, al nord i canoni sono scesi in media del 6% e gli spazi si sono ridotti del 10 per cento.