La prossima edizione di Pitti Uomo inizia a prendere forma. “Ci saranno norme e regolamenti di sicurezza da rispettare, compresa la sanificazione dell’intera struttura ogni sera. Poi la logistica, tutto ciò che ruota attorno alla rassegna: in merito a questo abbiamo coinvolto il Comune di Firenze e l’Ice con cui abbiamo studiato una serie di agevolazioni che vanno dai prezzi calmierati negli hotel alle tariffe degli stand”, spiega a D La Repubblica Claudio Marenzi, presidente di Pitti Immagine.
La 98esime edizione della manifestazione maschile, come annunciato alcune settimane fa, è stata spostata da giugno a settembre a causa dell’emergenza Covid-19. A chi guarda con perplessità alla decisione di allestire la fiera in tempi ancora incerti, il manager risponde sicuro: “Non lo stiamo facendo per ‘vendere’ la rassegna: Pitti è qualcosa di più, è una comunità conosciuta e amata in tutto il mondo; lo so bene io, che sono qui ogni stagione dal 1978 (col il proprio brand Herno, ndr). Tutto questo è stato messo in moto per richiamare quel senso d’appartenenza che la fiera genera; posso capire che le aziende più piccole, abituate a fare gran parte del fatturato a Pitti, fatichino ad accettare un simile approccio, ed è per loro che abbiamo cercato di alleggerire il più possibile le spese”.
“È chiaro che – continua Marenzi – se avessimo ragionato solo sotto l’aspetto economico l’unica scelta papabile sarebbe stata quella di saltare la stagione, ma lo scopo di Pitti non è meramente di lucro. Certo, le aziende hanno reagito in modo molto diverso: c’è chi s’è lamentato perché a suo dire settembre è troppo tardi, e chi al contrario ha detto che è troppo presto… Non dubito che, in un sistema ‘normale’, una fiera di moda uomo per la P/E organizzata alla fine dell’estate sia in ritardo, visto che per allora gli ordini sono praticamente chiusi. Ma questa non è un’annata normale, e dunque non ha ritmi normali. È così che va inquadrata la decisione. Sulla sua opportunità non ho dubbi: serviva un momento di ripartenza chiaro, e visto che Pitti per collocazione ha sempre segnato l’inizio della stagione, abbiamo scelto di reclamare il nostro ruolo, buttando il cuore oltre l’ostacolo”.
Pochi giorni fa Brunello Cucinelli ha dichiarato che non sarà presente in Fortezza da Basso dal 2 al 4 settembre: “Posso capire Brunello: lui è legato alla sua rete di retail, quindi le decisioni le prende in base a quella. Ognuno sta reagendo a modo proprio, e non avendo precedenti su cui basarci è per tutti un po’ un salto nel buio. Di sicuro è stata una decisione impegnativa, sicuramente non di comodo, ma necessaria più che mai in questo momento. Sarà un grosso sforzo, spero venga compreso”, riflette il manager sottolineando l’importanza che avrà il digital durante la manifestazione sia per gli ordini a distanza da parte dei buyer sia per quanto concerne il live streaming.
Marenzi ritiene che, per quanto concerne la moda, non ci sarà un ritorno alla normalità prima del 2022: “L’Italia ha una filiera unica al mondo, il problema è che è composta da una miriade di piccolissime aziende specializzate che fanno da supporto a quelle più grandi: è un sistema talmente complesso che, più che una filiera è un eco-sistema vero e proprio. Un eco-sistema i cui equilibri al momento sono stati spezzati. Rischiamo un effetto domino su tutto il territorio nazionale catastrofico: chi chiude in questo periodo non riaprirà, inutile sperarci”.
Per questo motivo il manager sta sollecitando il Governo a mettere in chiaro i parametri per il Decreto Liquidità, iniziativa che giudica positiva, ma troppo lenta e macchinosa soprattutto per le realtà più piccole: “Servono velocità e semplicità nell’erogazione, e tempi più lunghi per la restituzione: 6 anni sono pochi. Non dico che abbia ragione chi dice che dovrebbero essere prestiti a fondo perduto, perché come Paese non ce lo possiamo permettere: ma almeno innalzare il termine a 10 già aiuterebbe”.