Prima l’Asia, ora Europa e America. Il Coronavirus non lascia scampo ai brand del lusso e, in questo caso, a Burberry. Il brand inglese ha infatti annunciato che, nelle scorse sei settimane, le vendite comparabili all’interno dei suoi store sono diminuite nella forchetta del 40-50 per cento. Se in febbraio il business più colpito era quello che coinvolgeva i mercati asiatici, e nello specifico la Cina, ora in fase di ripresa, nelle più recenti settimane sono le vendite in Emeia (Europa, Medio Oriente, India e Africa) e America ad essere state colpite. Qui, rispettivamente, sono stati chiusi oltre il 60% e l’85% dei negozi, mentre i restanti ancora aperti lavorano a orari ridotti. In totale, circa il 40% degli store diretti di Burberry nel mondo è attualmente chiuso, e altri negozi potrebbero abbassare la saracinesca nel corso dei prossimi giorni.
I negozi chiusi, le restrizioni per muoversi e viaggiare e l’inevitabile influenza di questi elementi sulla domanda, comunica Burberry, avranno un impatto negativo sulle vendite comparabili pari al 70-80% circa durante le ultime settimane dell’esercizio (che per il brand chiude il 28 marzo 2020), portando il brand a totalizzare, nel Q4 dell’anno, vendite retail comparabili in calo circa del 30 per cento.
In ogni caso, “stiamo mettendo in pratica diverse azioni di mitigazione per contenere i costi e proteggere la nostra posizione finanziaria, incluso rinegoziare gli affitti, limitare i viaggi e ridurre le spese discrezionali”, si legge in una nota diffusa da Burberry.
Nel terzo trimestre dell’anno, il brand alla cui guida c’è il CEO Marco Gobbetti ha visto ricavi retail a quota 719 milioni di sterline (circa 845 milioni di euro), contro i 711 milioni del 2018, con vendite comparabili in crescita del 3 per cento.