L’adozione dei packaging sostenibili da parte dei grandi player del fashion è una pratica sempre più diffusa: tingere di verde l’ultimo ‘step’ della filiera, infatti, è una mossa fondamentale per percorrere in modo completo ed efficace il sentiero della sostenibilità, sebbene non sempre, a causa dei costi elevati, sia una scelta condivisa appieno dalla clientela.
The Current Daily ha stilato una classifica di otto brand che stanno cavalcando la ‘tendenza’ green del packaging sostenibile.
Tra le aziende più attive su questo fronte della sostenibilità figura Pvh. Il gruppo proprietario di brand quali Calvin Klein e Tommy Hilfiger si è prefissato di perseguire obiettivi di sostenibilità ambiziosi, i quali includono l’utilizzo di imballaggi 100% sostenibili ed etici entro il 2025. La società sta già compiendo passi rilevanti: secondo il Corporate Responsibility Report del 2018, il 74% del packaging utilizzato dal gruppo è riciclabile. Pvh è stata inoltre la prima azienda di abbigliamento ad aderire a How2Recycle, un progetto lanciato dalla Sustainable Packaging Coalition, che indica ai clienti come riciclare i materiali di imballaggio.
Anche Asos è schierato in prima linea a supporto delle politiche sostenibili. Per mitigare l’impatto ambientale arrecato dalla filiera, l’e-tailer della moda ha infatti deciso di utilizzare il 25% di materiale riciclato per i sacchetti che avvolgono i prodotti spediti e scatole di consegna composte al 100 per cento da materiali riutilizzati. Inoltre, riducendo lo spessore del packaging, il gigante dell’e-commerce ha risparmiato circa 583 tonnellate di plastica all’anno.
Ad utilizzare già imballaggi 100% compostabili è Reformation. Il brand di abbigliamento californiano, di matrice dichiaratamente green sin dal 2009, anno della sua fondazione, impiega infatti packaging completamente vegetali. Una volta utilizzati, gli imballaggi, che possiedono un ciclo di vita non superiore ai tre mesi, possono essere gettati nei rifiuti organici.
Prosegue il suo cammino green anche Toad & Co, marchio californiano di moda sostenibile, che ha collaborato con la startup americana LimeLoop per sostituire scatole di cartone e confezioni usa e getta con imballaggi in vinile riciclato.
Lo scorso mese, anche Amazon India, la ‘succursale’ indiana del colosso dell’e-commerce, ha annunciato di voler eliminare la plastica monouso dal packaging dei prodotti commercializzati entro giugno del 2020, compiendo, come primo passo, la sostituzione degli involucri di plastica con imballaggi di carta entro la fine di quest’anno. L’azienda, inoltre, lo scorso anno ha avviato il ‘packaging free shipment’, un metodo di spedizione che spedisce i prodotti nel loro packaging originale, senza materiale di imballaggio aggiuntivo, che ha esteso a 13 città indiane. Anche il quartier generale di Amazon Usa sta iniziando a incoraggiare i brand a rivoluzionare il loro packaging per renderlo sempre più sostenibile.
Nel 2018, il rivenditore di lusso con sede a Londra Matches Fashion ha dato il via a una strategia finalizzata alla riduzione dell’impatto ambientale causato dagli imballaggi dei prodotti. L’e-tailer si è infatti imposto di adottare imballaggi riciclabili e dalle dimensioni ridotte, oltre a voler incorporare in essi materiali provenienti da fonti sostenibili.
A fargli eco è Prana, la fashion label sostenibile specializzata in sportswear e abbigliamento lifestyle che, per i suoi packaging, utilizza carta riciclata e inchiostro a base di soia, legando i capi con ‘fili’ di rafia.
L’ondata di sensibilità green investe anche i brand neozelandesi: un esempio è Maggie Marilyn, marchio di abbigliamento femminile che usa sacchetti realizzati con amido di mais che garantiscono una riduzione del 60% delle emissioni di C02 causate dai tradizionali sacchetti di plastica.
Si aggiungono alla lista anche i colossi del fashion H&M e Puma, accomunati dal merito di aver imboccato un percorso verso il packaging sostenibile.