Wang Hongquanxin, Baoyu Jiajie e Bo Gongzi sono scomparsi dal web. I tre influencer cinesi sono improvvisamente spariti da Douyin, Xiaohongshu e Weibo, i social network più famosi dell’ex Celeste Impero. Il governo avrebbe scelto di oscurare gli account delle star digitali nel tentativo di reprimere le disuguaglianze sociali, secondo quanto riportato da Wwd. La testata statale The Cover spiega che il divieto fa parte del tentativo della Cina di creare un “ambiente socio-ecologico che sia civilizzato, sano e armonioso”.
A tal proposito Douyin ha dichiarato di aver rimosso 4.701 messaggi e 11 account dal 1° al 7 maggio. Xiaohongshu ha affermato di aver ripulito 4.273 post “illegali” nelle ultime due settimane e chiuso 383 account, e Weibo ha reso noto di aver rimosso più di 1.100 contenuti nel periodo, dopo aver svolto un lavoro di gestione speciale su “contenuti orientati al valore indesiderato”, compresi i contenuti “che ostentano ricchezza e adorano il denaro”.
Wang, residente a Pechino, è noto per essere un collezionista di rare borse Hermès e di gioielli in giada. Recentemente ha aperto un negozio di luxury second hand, mentre pochi giorni fa è stato fotografato mentre partecipava a un evento Bmw a Cannes con Naomi Campbell. Baoyu Jiajie proviene da una famiglia che possiede una catena di mercerie a Hong Kong e Macao. Nei suoi contenuti è spesso ritratta durante eventi e cene esclusivi insieme alle celebrità locali. Bo Gongzi, anche lei amante di Hermès, pubblica spesso post sulle sue esperienze di shopping e condivide contenuti dai numerosi viaggio di lusso, oltre che dalle sfilate e dagli eventi dell’alta gioielleria.
La strategia cinese è stata netta e proprio per questo avrà lasciato di stucco i diretti interessati oltre che i milioni i follower e le aziende che collaboravano con gli influencer depennati. In Occidente sul fronte content creator le misure sono ovviamente di altro genere ma è da ricordare come le procedure di regolamentazione siano state incrementate negli ultimi anni dopo un lungo periodo di anarchia digitale.
A partire dagli Stati Uniti, seguiti poi anche da altri Paesi compresa l’Italia, sono state introdotte regole per tutelare in primo luogo i consumatori. Ovviamente l'”ostentazione di ricchezza” non è un reato ma i creator sono tenuti a palesare chiaramente i legami con le aziende in caso di collaborazioni retribuite. Sempre più spesso gli influencer specificano infatti il tipo l’entità delle partnership con marchi di moda, beauty, food e hospitality attraverso gli hashtag #adv, #supplied e #gifted. Piattaforme come Instagram e TikTok hanno introdotto dei tool che permettono di mettere online contenti “in collaborazione con”. Nonostante ciò alcuni influencer continuano a pubblicare messaggi non sempre cristallini.
Sulla scia del ‘caso Ferragni’ a gennaio Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha approvato all’unanimità le ‘Linee guida’ volte a garantire il rispetto da parte delle star dei social media delle disposizioni del ‘Testo unico sui servizi di media audiovisivi’. A influencer e content creator è richiesto di attenersi a una nuova serie di regole relative innanzitutto alla trasparenza sulle pubblicità, con sanzioni previste che possono oscillare tra i 10mila e i 250mila euro.