La debolezza in Cina e negli Usa pesa sui conti di Burberry, che prevede mesi a venire complessi. Il titolo della maison britannica ha accusato una flessione di tre punti percentuali in risposta alla pubblicazione degli ultimi risultati finanziari riguardanti il quarto trimestre, in cui le vendite sono scese del 12%, con il fronte Usa allineato e arrivando a -19% sul versante cinese, mentre l’area Emea si è limitata a un -3 per cento. Burberry ha spiegato di continuare a riscontrare un “declino relativamente ampio” dei suoi clienti su base locale. Il suo quarto trimestre, evidenziano gli analisti di Bloomberg, è il peggiore dell’anno.
Degno di nota è soprattutto l’utile ante imposte dell’intero esercizio terminato lo scorso marzo, calato del 40% a 383 milioni sterline (circa 446 milioni di euro) dai 634 milioni dell’anno precedente. Ancora sul fronte della redditività, l’utile rettificato ha registrato una flessione del 34% a 418 milioni di sterline mentre i ricavi sono diminuiti del 4% a 2,96 miliardi nei dodici mesi. Il gruppo si aspetta un primo semestre del nuovo fiscal year in corso “sfidante”, con un secondo tempo che dovrebbe, invece, beneficiare delle misure adottate per affrontare le criticità del contesto macroeconomico.
Al fatto che quella appena archiviata fosse un’annata difficile Burberry era già preparata, e a gennaio aveva lanciato un profit warning dichiarando di aspettarsi un utile operativo inferiore al previsto per il fiscal year in dirittura d’arrivo a causa di “vendite in calo e fluttuazioni valutarie sfavorevoli”. In questo scenario, con il generale rallentamento della domanda di luxury goods, si fa quindi sempre più complesso il raggiungimento dell’ambizione, da tempo esplicitata da Burberry, di portare il marchio verso una fascia di posizionamento ancora più alta, trasformandolo nella definizione di “lusso britannico moderno”.
“Sebbene i nostri risultati finanziari per l’intero anno abbiano sottoperformato le nostre aspettative originali, abbiamo fatto buoni progressi rifocalizzando l’immagine del nostro marchio, evolvendo il nostro prodotto e rafforzando la distribuzione apportando miglioramenti operativi”, ha affermato il CEO Jonathan Akeroyd.
Proseguendo: “Stiamo mettendo a frutto ciò che abbiamo imparato nell’ultimo anno per perfezionare il nostro approccio, adattandoci al tempo stesso al contesto. Rimaniamo fiduciosi nella nostra strategia per realizzare il potenziale di Burberry e nella sua capacità di affrontare questo periodo”.
Secondo Bernstein, si legge su Borsa Italia, Burberry avrebbe difficoltà a realizzare il processo di rinnovamento del proprio marchio, in un momento ‘sfortunato’ come quello di tale debolezza della domanda da parte dei consumatori. Per Ubs, che ha espresso un giudizio ‘sell’ sul titolo di Burberry, i numeri sarebbero stati anche “meno peggio del previsto” ma il fatto che la società non abbia fornito l’outlook per il 2025 preoccupa il mercato, vista la debolezza delle previsioni sul primo semestre. Gli analisti di Hargreaves Lansdown sottolineano che si sono registrati “problemi particolarmente pronunciati nella Cina continentale nel quarto trimestre” così come “una debolezza diffusa nelle Americhe”.
Interpellato da Wwd, Akeroyd ha anche spiegato che oltre il 50% delle boutique a insegna Burberry sono state ristrutturate e parallelamente il marchio sta spingendo molto sugli accessori. Intanto, proseguiranno gli investimenti in tutte le aree rivolte ai consumatori con un “controllo disciplinato dei costi” per sostenere le proprie ambizioni di crescita.
Burberry non è l’unica maison a stare soffrendo il rallentamento del lusso. Basti pensare ai colossi Kering e Lvmh che meno di un mese fa hanno chiuso il loro primo trimestre in flessione e patendo la complessa congiuntura nell’Ex Celeste Impero.