Gli elementi di incertezza dell’attuale scenario a livello sia macroeconomico sia geopolitico, proseguiranno anche nel 2024 e metteranno alla prova la forza del segmento hard luxury come sta accadendo nel 2023. Una certa stanchezza tra gli appassionati del lusso è emersa, soprattutto nei recenti appuntamenti internazionali e i risultati delle aste autunnali, che si sono svolte dal 3 al 7 novembre, a Ginevra da Antiquorum, Phillips, Christie’s e Sotheby’s sono stati il chiaro riflesso di un ‘raffreddamento’ generale dei prezzi. Per gli esperti l’impressione è che, tra i collezionisti, nell’attuale scenario, prevalga una maggior riluttanza a posizionarsi su segnatempo eccezionali e preferiscono orologi meno prestigiosi ma con un potenziale di crescita, ovvero cercare di concludere il miglior “affare”.
Nel primo semestre 2023 le aste di orologi avevano già mostrato un trend in rallentamento. Come si legge nel rapporto Hammertrack Mercury Project relativo ai primi sei mesi dell’anno, la straordinaria crescita delle aste di orologi è terminata e i risultati registrati dalle sei principali case attive in questo mercato (Antiquorum, Bonhams, Christie’s, Phillips, Poly Auction e Sotheby’s) sono diminuiti del 18% a 312 milioni di franchi svizzeri (circa 330 milioni di euro) rispetto al primo semestre del 2022. Questo calo è in netto contrasto con le vendite di gioielli, che nello stesso periodo, sono aumentate del 43% a 696 milioni di franchi svizzeri. E a proposito di gioielli va precisato, che la vendita del Bleu Royal, un diamante blu perfetto da 17,61 carati, che ha fruttato quasi 40 milioni di franchi svizzeri, buyer’s premium incluso, sotto il martello della casa d’aste Christie’s, ha rubato la scena alle aste autunnali di orologi di Ginevra.
Ginevra in pole position
La città svizzera ha definitivamente confermato la leadership detenuta dal 2019 al 2022. Nel primo semestre si è classificata al primo posto con vendite pari a 122 milioni di franchi svizzeri, in calo solo del 5% rispetto al primo semestre del 2022. È interessante notare che la città si è classificata al primo posto anche nel segmento dei gioielli, con un fatturato totale di 308,8 milioni di franchi svizzeri, più di 2,5 volte il risultato dello stesso periodo dell’anno precedente, grazie alla vendita di gioielli eccezionali e rari di Bulgari e Cartier.
Le aste autunnali
Phillips ha dato il via con “The Geneva Watch Auction: XVIII”, 184 lotti, di cui 183 hanno trovato acquirenti per un totale di 39 milioni di franchi svizzeri (213.000 franchi in media per lotto), con il Patek Philippe Nautilus Ref. 3700/1 che ha rappresentato l’attrazione principale ed è stato venduto per 2,5 milioni di franchi, un record per questa referenza. Poi è stata la volta di Christie’s, con due vendite: la prima è stata “The Passion of Time”, comprendente 113 lotti della collezione Mohammed Zaman, una delle più prestigiose collezioni personali apparse sul mercato di recente, seguita da “Rare Watches” con 137 orologi di orologiai indipendenti. Sebbene le due vendite abbiano totalizzato 55,5 milioni di franchi svizzeri, i collezionisti presenti alla prima sessione non si aspettavano la sorpresa da parte di Christie’s, che già prima dell’inizio dell’asta, aveva “pre-venduto” tutti gli orologi della collezione Zaman in quanto ogni lotto era stato garantito, operazione tipica nelle aste di arte meno in quelle di orologi.
La sessione autunnale a Ginevra per le quattro principali case d’asta di orologi si è conclusa con un risultato cumulativo di 118,6 milioni di franchi svizzeri, un livello del tutto paragonabile a quello della prima metà dell’anno, non particolarmente spettacolare sebbene decisamente consistente.
Beni rifugio ? La parola agli esperti
In Italia, nell’ultimo anno nelle vendite di orologi hanno evidenziato le consuete performance, con un incremento rispetto alle stime pre asta dell’80% circa. Ad esempio, da Pandolfini nelle recenti aste sono stati venduti dei segnatempo Rolex che hanno superato le aspettative, arrivando anche al doppio della cifra stimata. È il caso di uno Yacht-Master “Everose”, venduto ad oltre 16.000 euro, o quello di un Daytona Ref. 116518, arrivato a superare gli 85.000 euro. Anche un Audemars Piguet Royal Oak Offshorte cronografo ref.26170ST è stato aggiudicato per oltre 30.000 euro, cifra di molto superiore al valore stimato. Per Cesare Bianchi, esperto di Pandolfini, gioielli e orologi, continueranno ad essere considerati beni rifugio in quanto “sono tra le poche cose trasportabili che hanno un mercato globale molto livellato. Inoltre, sono beni non registrati e quindi sono oggetto di compravendite in modo molto semplice, oltre ad avere un grande valore rispetto alla loro dimensione; per questo motivo sono e saranno sempre considerati dei veri e propri beni rifugio”.
Dello stesso avviso anche Alessio Coccioli di Finarte “oltre al piacere di possederli e indossarli, sono beni presenti in diversi patrimoni quindi anche a livello di investimento c’è l’interesse che il loro valore rimanga solido”.
Inoltre l’esperto di Pandolfini afferma che il segmento dei beni di lusso, in particolare gioielli e orologi, dovrebbe rimanere resiliente ed evitare le turbolenze economiche in quanto “riconducibile alla stabilità economica della clientela ad alto reddito che, grazie ad una considerevole disponibilità economica, risente in maniera relativa delle turbolenze finanziarie come quella in cui ci troviamo oggi” e, prosegue sottolineando, che occorre considerare un altro aspetto ovvero che “l’acquisto di beni di lusso aumenta proprio in corrispondenza di momenti caratterizzati dall’incertezza economica, perché considerati sia come un investimento ma anche un conforto, ed infine, è importante ricordare che il mercato del lusso opera su scala globale con una clientela internazionale: per quanto la crisi possa definirsi globale, sono diverse le regioni che oggi rappresentano nuove frontiere per il mercato del lusso”. Alessio Coccioli di Finarte aggiunge che orologi, gioielli proteggono in quanto pleasure asset di investimento per la diversificazione dei beni.
I trend futuri
“In futuro la fascia alta continuerà a rimanere al centro dell’attenzione, mentre gli oggetti di minor pregio faranno sempre più fatica ad attirare la clientela; la tendenza sarà quindi un interesse spiccato per il vero lusso, accessibile a pochi e sempre più distante dal prodotto firmato ma di qualità scadente” afferma Cesare Bianchi. “Per quanto riguarda il mercato degli orologi, i modelli in acciaio rimangono quelli di maggior tendenza. Vanno per la maggiore i classici come il Nautilus di Patek Philippe, il Royal Oak di Audemars Piguet, mantengono il loro appeal anche gli sportivi Rolex, mentre per i gioielli si riconfermano anche quest’anno le grandi firme, i nomi delle grandi maison francesi, in particolare, continuano ad attirare la maggioranza della clientela di fascia alta, con il mercato orientale ancora in crescita” conclude Cesare Bianchi esperto di Pandolfini.
“Abbiamo assistito a un aumento di interesse – afferma Coccioli di Finarte – verso gli orologi prodotti tra gli anni ’80 e ’90, un periodo fino ad oggi un po’ snobbato perché considerato di transizione tra il collezionismo di orologi vintage e quello di orologi moderni”. Per il futuro l’esperto di Finarte si augura un mercato a ritmi più sostenibili, meno player coinvolti e un orizzonte più da collezionismo che speculativo.