Le strade di Blumarine e Nicola Brognano si separano. Una scelta, quella del designer e della casa di moda, – come si legge in una nota – “di comune accordo”, che se segna la fine di una collaborazione iniziata solo tre anni fa.
Brognano era stato infatti nominato direttore creativo del marchio a febbraio 2020, subentrando alla storica fondatrice Anna Molinari. La prima collezione disegnata dallo stilista per il nuovo corso del brand era stata la resort 2021, presentata a giugno di quell’anno. Il suo debutto sulla passerella milanese era invece arrivato poco dopo con la collezione primavera/estate 2021.
“Siamo molto soddisfatti del lavoro fin qui svolto da Nicola Brognano – ha commentato Marco Marchi, amministratore unico di Eccellenze Italiane (la holding a cui fa capo la babel dopo l’acquisizione del gruppo carpigiano Blufin ne 2019) -. Nicola ha saputo interpretare i codici di Blumarine, riproponendoli in chiave originale e contemporanea, facendo così rinascere l’interesse sul brand da parte di addetti ai lavori e clienti finali. Ringrazio vivamente Nicola per la grande professionalità dimostrata in questi quattro anni di proficua collaborazione”.
“Lavorare come direttore creativo di Blumarine, che da sempre ho seguito con vivo interesse ha arricchito profondamente la mia esperienza professionale, creativa ed umana – ha aggiunto Brognano -. Portare il brand nuovamente sotto i riflettori è stata un’occasione davvero unica ed esaltante. Ringrazio Marco Marchi per questa opportunità e il mio team per il lavoro straordinario realizzato assieme”.
Il creativo si aggiunge così ad una lunga lista di giovani stilisti, da Ludovic De Saint Sernin per Ann Demeulemeester a Rhuigi Villaseñor per Bally, che negli ultimi mesi hanno lasciato le direzioni creative di brand storici con poche collezioni alle spalle, in un panorama generale che vede le collaborazioni tra brand e designer durare sempre meno e ‘rifarsi’ sotto nuove tempistiche.
È infatti da tempo ormai chiaro a tutti gli addetti ai lavori che il concetto stesso di direzione creativa si sia evoluto rispetto al passato, abbandonando gradualmente l’idea di ‘era stilistica’ – come si potevano definire, ad esempio, le direzioni di Karl Lagerfeld per Chanel o di Tom Ford per Gucci. Perché ad essere cambiato con l’era digitale è stato soprattutto il mercato, sempre più volubile ed assuefatto dai trend del momento. Nella storia recente, ne sono un’ulteriore prova anche gli stilisti che, come Jeremy Scott da Moschino o Alessandro Michele da Gucci, hanno segnato un’epoca per i marchi cui erano alla guida.
Se si volesse quindi oggi fare un confronto con le direzioni del passato diventerebbe complesso, in quanto le direzioni odierne possono definirsi già lunghe se superano i quattro anni, in un meccanismo che, supportato dall’esigenze del mercato, permette al brand di prevalere sempre sulla creatività del singolo stilista.