Quando il gruppo Prada ha comunicato la nomina di Andrea Guerra come nuovo AD, incarico che sarà ufficializzato nel Cda del prossimo 26 gennaio, gli addetti ai lavori hanno interpretato la notizia come indizio di un passaggio generazionale. Il segnale di un cambio di passo ancora più inedito per il gruppo e in generale per il made in Italy è, però, arrivato pochi giorni dopo con l’annuncio dell’ingaggio di Gianfranco D’Attis in qualità di CEO del marchio Prada. Si tratta di un incarico creato ex novo e la designazione non è solo un tassello del riassetto del gruppo ma potrebbe essere indice di un disegno più ampio. La scelta di scindere i ruoli apicali tra un amministratore delegato del gruppo e un manager specifico per il marchio Prada rappresenterebbe la spia di un possibile cambiamento di direzione in funzione della creazione di un polo del lusso.
L’ “eppur si muove”, insomma, potrebbe trovare applicazione anche nel sistema della moda. L’annoso tema di un accentramento dei marchi del lusso sotto l’egida di un player italiano è un argomento di vecchia data e sono stati numerosi i tentativi fatti in passato per dare vita a holding di questo tipo. Basti pensare a Finpart, Hdp e la stessa Prada. Ora i tempi sembrano più maturi e l’Italia già conta, di fatto, un gruppo, Otb di Renzo Rosso, che si è posto come obiettivo quello di diventare un polo del lusso italiano. Anche il gruppo Zegna sembra puntare in questa direzione, dato che ha recentemente rivelato di avere in programma acquisizioni per poter sostenere la crescita e guadagnare quote di mercato nella fascia alta.
In questo contesto, il paragone con i gruppi francesi è e resterà difficilmente colmabile. Non solo per le dimensioni dei fatturati, ma anche perché Oltralpe hanno compreso prima di noi la necessità di dare vita a colossi internazionali che raggruppano al loro interno numerosi marchi dell’alto di gamma. Ma è bene che l’Italia faccia la sua parte in questa partita globale, non solo per rafforzare la sua portata e il suo respiro internazionale, ma anche perché, nonostante il mercato sia presidiato dai francesi, c’è, in realtà, spazio anche per altri attori. Il mondo della moda si conferma in costante evoluzione e, sebbene il lusso propriamente detto resti in mano a un numero limitato di maison blasonate, il segmento più ampio dello sport luxury vede l’ascesa di nuovi brand, spesso frutto dei cambiamenti nei consumi legati ai Millennials e Gen Z. È qui che i gruppi italiani possono trovare terreno fertile per diventare grandi, non solo in Italia ma di fronte ad un pubblico veramente globale.