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Tessile-moda a +18% nel semestre. Ma “impatti drammatici” sugli utili

Ercole Botto Poala

Tessile-moda a +18% nel semestre. Ma “impatti drammatici” sugli utili

Di Milena Bello
12 Ottobre 2022

Confindustria Moda lancia un appello al nuovo esecutivo che deve ancora prendere forma dopo le elezioni dello scorso 25 settembre. Per Ercole Botto Poala, neo presidente dell’ente che che riunisce le associazioni Smi, Assocalzaturifici, Assopellettieri, Aip, Anfao, Federorafi e Unic, quello che serve innanzitutto è la chiarezza. E una visione di lungo periodo.

“La moda è uno degli asset fondamentali dell’industria italiana ma il problema che abbiamo costantemente è la mancanza di visione e una stabilità politica che consenta di portare avanti, sia in Italia sia in Europa, discorsi strategici per il nostro settore”, ha sottolineato il presidente di Confindustria Moda durante un incontro con i giornalisti. A questo si aggiunge la situazione contingente che rischia di mettere in ginocchio il settore. Nonostante il fatturato del primo semestre del 2022 veda un aumento medio di tutti i settori del 18,2% rispetto allo stesso periodo del 2021, spinto in particolar modo dalle performance registrate nei mercati esteri, a preoccupare sono ovviamente i pesanti rincari di energia e materie prime che, come precisa la nota dell’associazione, hanno avuto “impatti talmente drammatici sugli utili delle piccole e medie imprese di cui la filiera di compone da rischiare in molti casi di rendere economicamente impossibile continuare ad operare”. Al momento non sono disponibili proiezioni relative al calo degli utili, ma è un elemento che preoccupa Confindustria Moda soprattutto per la tradizionale caratteristica del tessuto manifatturiero italiano, composto per la maggior parte da piccole e medie imprese.

Per questo motivo Confindustria Moda porterà al nuovo governo sei richieste per tutelare e supportare il made in Italy. “In primo luogo occorre slegare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas, mettendo un tetto a quest’ultimo. Per noi è fondamentale non solo per una questione di gestione di costi delle aziende manifatturiere ma anche perché diventa difficilmente gestibile anche l’organizzazione dei listini e la produzione. I prezzi variano troppo da un giorno all’altro. Inoltre – aggiunge Botto Poala – chiediamo che si estenda al 2023 la possibilità per le imprese di erogare, su base volontaria, fino a 100 euro al mese aggiuntive alla normale retribuzione dei dipendenti per venire incontro a loro. Ma serve che sia esente da ritenute fiscali e contributive”.

Altri punti chiave per Confindustria Moda sono quelli relativi al credito d’imposta per campionari e collezioni, mantenendo l’equiparazione della ricerca e sviluppo di nuovi design e nuove collezioni del settore tessile-moda-accessorio a quella tecnico/scientifica; la spinta sulla digitalizzazione e sostenibilità, tornando a finanziare il piano Industria 4.0 e Transizione 4.0; il consolidamento dei sostegni economici per la partecipazione di imprese italiane del settore moda alle fiere internazionali e, infine, la formazione, riducendo quella tecnico-scientifica e riducendo il gap fra la domanda del mondo del lavoro e l’offerta del sistema formativo. “Su questo punto sono già stati fatti dei passi avanti dalla Rete Tam, la rete nazionale degli istituti dei settori tessile, abbigliament e moda”, sottolinea Botto Poala.

Proprio su questo fronte, Confindustria Moda, Rete Tam e Unioncamere firmano oggi due accordi di collaborazione della durata di tre anni per costruire un legame sempre più solido fra il mondo del lavoro e il sistema della formazione. La firma dei protocolli d’intesa si inserisce nel quadro complessivo delle attività portate avanti dal Comitato Education di Confindustria Moda presieduto da Paolo Bastianello.

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