L’obiettivo che tutti i settori economici si danno è il pieno recupero dei fatturati pre-Covid.Per la moda, una delle industrie più colpite insieme a viaggi, entertainment e food, il ritorno a una normalità, o meglio a una ‘nuova normalità’ negli acquisti e quindi la ripresa delcomparto, era fissata per il 2023, salvo recrudescenze pandemiche. Che, peraltro, ci sono state e sono in atto (basta vedere quello che sta accadendo in Cina e le conseguenze anche sugli outlook dei grandi gruppi internazionali del fashion), alle quali si è aggiunta la scottante situazione della crisi geopolitica in Ucraina.
Ciononostante, e nonostante soprattutto si siano levate durante il periodo più acuto del Covid numerose voci che prevedevano un mancato recupero da parte della moda italiana, la situazione è ben diversa. Le stime elaborate da Camera Moda a giugno e confermate in occasione di quest’edizione di Milano Moda Donna, presentano uno spaccato ben diverso per il fashion system italiano, che non solo ha avuto la forza di rialzarsi dallo stand by pandemico, ma lo ha fatto anticipando addirittura i tempi. A giugno il fashion trend dell’associazione riferiva che “nonostante le incertezze determinate dal conflitto bellico in Ucraina, la costante spinta positiva sui consumi fa tuttavia prevedere che il fatturato dell’insieme di industria della moda e settori collegati supererà i 92 miliardi nel 2022 (+10,5% rispetto al 2021)”. Guardando ai dati 2019 il confronto è ancora più interessante: ben il 2,1% in più. Significa che i fondamentali della moda italiana sono solidi e, anzi, le aziende del tessile-abbigliamento come anche degli altri settori collaterali alla moda, sono state in grado di irrobustirsi sul fronte economico. E hanno avuto la capacità di adattarsi alle sfide del cambiamento epocale avvenuto durante la pandemia, mettendo in atto diverse strategie, dalla diversificazione, alla spinta digitale e investimenti tecnologici. Le nubi all’orizzonte non mancano, prime tra tutti i rincari energetici e delle materie prime che le aziende, soprattutto a monte della filiera, hanno già sperimentato e assorbito e che si riproporranno nei mesi autunnali, ma la prova di forza degli ultimi due anni è servita al made in Italy per dimostrare globalmente, ma prima di tutto a sé stesso, che la sfida della crescita è vinta.