Il dollaro continua la sua rincorsa sulle valute e soprattutto sull’euro, sfondando nuovi record. Secondo l’ICE U.S. Dollar Index, una misura del valore del dollaro contro un paniere di sei delle maggiori valute straniere, il biglietto verde è in rialzo dello 0,9% a 109,69, dopo essere salito fin quasi 110, ai massimi dal 2002. La parità euro-dollaro è ormai un tema caldo da mesi e il trend rialzista della divisa statunitense sembra non accennare a sfumare dopo un mese di agosto di ulteriore rafforzamento. Il cambio apre opportunità di crescita per il settore del lusso, promettendo di avvantaggiare sensibilmente i conti del fashion italiano.
Ma i benefici della svalutazione dell’euro, a cui è dedicato il dossier all’interno del prossimo numero di Pambianco Magazine, potrebbero spingersi anche oltre quanto inizialmente stimato, consentendo al made in Italy di controbilanciare le perdite del mercato russo in seguito all’introduzione del regime sanzionatorio contro il Paese di Putin. Secondo una stima di Pambianco, facendo una proiezione di qualche mese in base ai dati attuale, se il trend corrente dovesse proseguire per tutto l’esercizio si può infatti ipotizzare che il superdollaro, già solo nel caso di una rivalutazione media del 10% sull’euro nel 2022 rispetto al 2021 dovrebbe, infatti, esattamente colmare i mancati ricavi in un mercato, quello russo, che nel 2021 rappresentava ancora il dodicesimo bacino di sbocco della moda italiana.
Le vendite nell’ex area sovietica, infatti, ammontano a oltre 1,5 miliardi di euro e l’incidenza sull’export globale del macrosettore è del 2,2 per cento. Nel 2021 circa il 10% dell’export complessivo, pari a circa 6,6 miliardi, è finito negli States, a fronte di un cambio che la media annuale della Banca centrale europea alla fine dello scorso anno aveva fissato a 1,183 dollari per euro. Considerato l’attestamento del cambio alla parità nel terzo trimestre, le possibilità che questo cambio medio nel 2022 rispetto al 2021 registri un deprezzamento dell’euro compreso fra il 15% e il 20% sembrano molto elevate. I 6,6 miliardi di euro di export negli Usa diventerebbero quindi automaticamente oltre 8 miliardi.
A questo quadro di generale ottimismo si affiancano, però, le ombre dei rincari energetici, altro lato della medaglia del dollaro forte. Uno scenario che, inoltre, varia notevolmente da un settore a un altro, innanzitutto fra tessile e abbigliamento, cioè fra le aziende a monte e quelle a valle del macrosettore rappresentato da Confindustria Moda. L’impennata dei costi energetici, nello specifico, ha impatto molto maggiore sul tessile rispetto ai marchi del segmento a valle della filiera, come testimoniava l’allarme di Sergio Tamborini, AD del gruppo Ratti e presidente di Sistema Moda Italia lanciato ad agosto.
Il dossier dedicato alle conseguenze della parità euro-dollaro sarà presente nel prossimo numero di Pambianco Magazine, in uscita il 15 settembre.