Confermando una tendenza emersa già qualche anno fa e che riguarda molteplici settori, anche il lusso si trova a far i conti con la mancanza di talenti e personale specializzato. L’ultima azienda del comparto a riportare a galla questa problematica è stata niente di meno che il colosso francese Lvmh.
Secondo le dichiarazione riportate da Wwd e rilasciate da Chantal Gaemperle, vicepresidente esecutivo delle risorse umane del più grande gruppo del lusso al mondo, i posti vacanti all’interno dell’azienda stanno raggiungendo il picco massimo a causa della carenza di lavoratori qualificati. “Quest’anno – ha affermato Gaemperle – abbiamo un numero record di posti vacanti, duemila da coprire entro la fine dell’anno tra pellettieri, gioiellieri, orologiai e addetti alle vendite, oltre al personale alberghiero e di ristorazione. E se ci proiettiamo un po’ più in là, fino al 2024, parliamo di 30mila posizioni aperte”.
I dati sono stati portati alla luce dal manager durante un evento tenutosi nella sede del gruppo, in avenue Montaigne a Parigi, durante il quale sono stati messi in evidenza gli sforzi di reclutamento di Lvmh negli ultimi 12 mesi. Alexandre Boquel, responsabile dello sviluppo della divisione Métiers d’Excellence, ha infatti dichiarato che il gruppo ha intensificato gli sforzi per reperire nuovi talenti tramite un tour di reclutamento in cinque città francesi e programmi scolastici rivolti a 1.600 studenti di età inferiore ai 14 anni, durante quello che ha definito: “Un anno folle con un’unica ossessione: trasmettere il know-how”.
Ma se anche il mondo del lusso ha difficoltà nel reperire talenti, alcuni interrogativi sorgono spontanei. Sono infatti molteplici i fattori e le variabili che influenzano questa ‘problematica’, dalla mancanza di una formazione adeguata, alla stigmatizzazione delle mansioni di manodopera, fino alle condizioni di lavoro e alla retribuzione economica. Se è un dato di fatto che la fashion industry attiri ogni anno un numero crescente di studenti, è altrettanto vero che la maggior parte di loro vi si avvicina con il sogno di ricoprire mansioni creative piuttosto che occuparsi del lato pratico. In questi casi, da un lato c’è un eccesso di domanda nell’ambito della creatività, dall’altro c’è una carenza di offerta, mentre per quanto riguarda i mestieri manuali avviene esattamente il contrario. Centinaia di posti disponibili e nessuno che abbia le competenze richieste per colmarli, in parte a causa dell’alto livello di manodopera ricercato dal brand, in parte a causa dei fattori sopracitati e la mancanza di percorsi di specializzazione accessibili.
Spesso invece, il comune denominatore è la delusione, come scrive anche Marine Miller su Le Monde, perchè tra l’istruzione universitaria che vira verso la privatizzazione, stage sottopagati anche a fronte di lunghe ore di lavoro e una competizione sfrenata in ogni ambito creativo, raggiungere un appagamento professionale sembra diventare sempre più frustrante e improbabile.
In generale, la manodopera scarseggia in ogni settore, dai campi agricoli alle fabbriche tessili, ma è anche compito delle aziende e delle istituzioni capire quale sia e come poter arginare il problema per generare un’inversione di rotta. A tal fine, Lvmh prevede di aumentare il numero di ammissioni presso il suo Institut des Métiers d’Excellence, che dalla sua fondazione nel 2014 ha formato circa 1400 persone in Francia, Svizzera, Italia, Spagna, Germania e Giappone, mentre quest’autunno 450 apprendisti si uniranno al programma che si sta espandendo per la prima volta anche negli Stati Uniti con Tiffany & Co.