È il ritorno dei visitatori americani a generare ottimismo tra i padiglioni della 35esima edizione di Milano Unica, in calendario a Fiera Milano Rho fino a domani. Il salone del tessile per abbigliamento uomo, donna e bambino, ha acceso i riflettori sulle collezioni A/I 2023-24 con 389 aziende, di cui 324 italiane e 65 straniere. Il panorama espositivo è completato dalle numerose aree speciali e di ricerca, che portano le presenze a un totale di 445 espositori. “I player più importanti del settore, cui fa capo buona parte dell’offerta – ha raccontato a PambiancoTv Alessandro Barberis Canonico, presidente di Milano Unica -, hanno subito confermato la loro presenza. La stagione del resto sta andando bene. Le aziende registrano ordinativi oggi superiori alle loro capacità di produrre in tempi rapidi”. Il mercato americano, insieme all’Europa, fa da traino anche nelle vendite estere, mentre, a livello di segmenti, l’abbigliamento formale registra una nuova accelerazione, con il contributo del ‘mondo’ cerimonia.
Nel Q1 del 2022, le esportazioni del tessile italiano (dati Centro Studi di Confindustria Moda) mostrano un aumento a due cifre nella misura del +46,2% (mentre il gennaio-marzo 2021 si era chiuso con un decremento del -21,6 per cento). Allo stesso tempo le importazioni di tessuti dall’estero fanno registrare una dinamica pari al +65,7% (nel primo trimestre 2021 erano calate del -8,7 per cento). Da gennaio a marzo 2022 il saldo della bilancia commerciale di comparto si porta sui 292,3 milioni di euro, in aumento di circa 50,4 milioni rispetto all’avanzo del corrispondente periodo del 2021.
Le sfide arrivano però dall’aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e dalle crescenti complessità logistiche, con i prossimi mesi che imporranno grande prontezza di risposte alle aziende e alle associazioni di settore. “I fenomeni inflativi – ha continuato Barberis Canonico – hanno diversi tipi di ricadute: le aziende non sono in grado di assorbire l’impennata dei costi di energia e materie prime ed è inevitabile che questi vengano trasferiti a valle, sul mercato. Preoccupa però la situazione dei nostri dipendenti, e dei consumatori in generale, che perdono potere d’acquisto. Dovremo aumentare gli stipendi dei dipendenti, incrementare la manodopera e provare così a mantenere e tutelare le competenze”.
Dal canto loro, Smi–Sistema moda Italia e Cnmi–Camera nazionale della moda italiana hanno inviato una lettera congiunta al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, contenente una proposta d’urgenza per agevolare le imprese del settore tessile abbigliamento moda che intendono contribuire a ridurre la perdita del potere d’acquisto dei salari dei propri dipendenti a causa dell’inflazione in atto.
Dalla presentazione di Bain & Company, tra i protagonisti della cerimonia di apertura di ieri, è emerso come il settore moda (premium e lusso, escludendo il segmento mass) abbia toccato nel 2021 quota circa 280 miliardi di euro (+28%sul 2020), con una ripresa guidata dalla Cina, l’America e l’Europa. La ripresa del segmento donna è più veloce rispetto a quella del menswear, sebbene rimanga sotto i valori del 2019. I primi mesi del 2022 registrano complessivamente un recupero, principalmente sostenuto dal dinamismo in America e dal consumo locale in Europa.
“In questo primo giorno di fiera – ha concluso il presidente di Milano Unica – registriamo un netto ritorno dei compratori dagli Usa. Ottimi segnali arrivano anche dal Nord Europa e dal Regno Unito. La Cina è ancora assente ed è chiaro come questo abbia un peso. Corea e Giappone fanno però ben sperare sul resto dell’Asia”.