Non è stato un inizio d’anno memorabile per il retail italiano. I primi dieci giorni del 2022, che hanno dato il via ai saldi invernali con un andamento a -30%, fanno emergere un quadro di generale difficoltà per gli esercizi commerciale del tessuto nazionale.
Particolarmente sottotono centri commerciali e centri città che, nelle giornate del 10 e dell’11, hanno assistito a un calo verticale del traffico in store, cui è seguita una flessione del fatturato pari al 50% sul 2019 pre-pandemico.
Lo dichiara l’analisi di Confimprese, che fotografa un settore la cui parabola di ripresa, tra aumento della domanda e risveglio dei consumi, si scontra con una congiuntura in cui confluiscono nuove difficoltà ed elementi di crisi.
“Siamo al terzo anno di pandemia e continuiamo a essere in difficoltà per effetto dello smart working, dei lavoratori in quarantena e della paura dei contagi”, ha dichiarato Mario Resca, presidente di Confimprese. Il caro bollette, la mancanza di materie prime e l’inflazione, ormai acclarata e non più transitoria, rischiano di bloccare nuovamente il Paese”.
Neanche la formula saldi sembra quindi funzionare efficacemente nel nuovo scenario delineatosi con il Covid. L’apertura del 2022, infatti, ripropone un panorama simile a quello dello scorso gennaio quando, a un anno dall’avvento della pandemia, le svendite invernali non avevano brillato come sperato. Un anno fa, l’indagine di Federmoda aveva messo in luce un primo mese di saldi con vendite in calo del 41,1% per il settore rispetto al medesimo periodo del 2020, ancora pre-Covid, con l’88,9% di negozi che dichiarava una decrescita.
Questo gennaio, sono diverse le variabili in gioco. Dalla crisi della supply chain a quella energetica, fino all’inflazione galoppante e all’aumento dei costi delle materie prime. Sullo sfondo, l’impennata dei contagi spinta dalla variante Omicron. Prosegue allarmato Resca: “I consumi si stanno bruscamente fermando. Abbiamo necessità di sostegni reali che siano vicini alla sopravvivenza del settore, di nuove misure sugli ammortizzatori sociali e di accesso al credito, ma anche di contributi a fondo perduto e misure fiscali che ci consentano di attraversare un altro anno pesantissimo. Se non arriva liquidità immediata nel sistema produttivo, il retail rischia il collasso”.
Sottotono ma comunque più positiva la partenza della moda. Massimo Torti, segretario generale di Federmoda Confcommercio, segnala un trend debole ma meno pessimistico. “L’aumento delle vendite dei prodotti a saldo che stiamo registrando nei negozi che hanno un trend positivo in questi primi giorni si attesta in media intorno al +5% rispetto al 2021, al di sotto di quelle che erano le aspettative”. E aggiunge che è ancora prematuro fare delle valutazioni, dimostrandosi più possibilista nel riportare il sentiment dei commercianti: solo il 25% del campione sondato da Federmoda ha già riscontrato un calo delle vendite. La partita è quindi ancora aperta.