Nike chiude il secondo trimestre dell’anno fiscale 2022 (terminato il 30 novembre 2021) con risultati sopra le attese grazie allo sprint del Nord America. I ricavi sono aumentati dell’1% a 11,4 miliardi di dollari (poco più di 10 miliardi di euro) rispetto all’anno precedente e sono rimasti stabili su base neutra rispetto alla valuta. L’utile netto è stato di 1,3 miliardi di dollari, in crescita del 7%, e l’utile diluito per azione è stato di 0,83 dollari, in aumento del 6 per cento. Il mercato, secondo i dati Refinitiv, si aspettava entrate complessive per 11,25 miliardi di dollari e un utile per azione di 63 centesimi.
Il margine lordo è aumentato di 280 punti base al 45,9%, guidato dall’espansione del margine di Nike Direct e da un mix più elevato di vendite a prezzo pieno e variazioni dei tassi di cambio delle valute estere, parzialmente compensato da margini di prodotto a prezzo pieno più bassi in gran parte a causa dell’aumento dei costi di trasporto e logistica.
“I buoni risultati di Nike in questo trimestre forniscono un’ulteriore prova che la nostra strategia sta funzionando, poiché ci troviamo a operare in un ambiente dinamico”, ha affermato John Donahoe, presidente e CEO della società. “Oggi ci troviamo in una posizione competitiva molto più forte di quanto non fossimo 18 mesi fa”, ha aggiunto.
A trainare i ricavi è l’aumento del 12% delle vendite in Nord America, il mercato più grande per Nike e quello che cresce di più nel trimestre, con la riapertura dell’economia e la campagna di vaccinazione che hanno dato alle persone la fiducia necessaria per tornare nei negozi. Diverso il discorso della Cina. Le vendite sono diminuite sia nella Greater China, dove il calo ha raggiunto il 24% su base annua, che nelle divisioni Asia-Pacifico e America Latina, con Nike che cita “livelli più bassi di inventario disponibile derivanti dalla chiusura delle fabbriche di Covid-19”.