Consumi da record durante la ‘settimana d’oro’ cinese. Dall’1 al 7 ottobre, l’Ex Celeste Impero celebra la Festa Nazionale, che tradizionalmente si trasforma per il Paese in una maratona di shopping di lusso. Le limitazioni imposte dal Covid, però, hanno implicato una revisione della geografia degli acquisti, che quest’anno si sono concentrati sul mercato interno facendo la fortuna di Hainan, il paradiso asiatico del duty-free.
Secondo i media locali, le vendite nelle nove insegne esentasse dell’isola meridionale hanno sfiorato gli 1,64 miliardi di yuan (circa 218 milioni di euro), in aumento del 75% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente e ben quattro volte superiore, con un salto del 359%, sul 2019 pre-pandemia.
Spiega l’impennata dei consumi nella provincia di Hainan il calo di viaggi e spostamenti, circa al 70% dei livelli del 2019 e diminuiti dell’1,5% rispetto al 2020. Definita la ‘Hawaii della Cina’, Hainan sta diventando la nuova Mecca dello shopping nella Repubblica Popolare, attraendo i consumatori che prima della pandemia viaggiavano all’estero, alla volta dell’America, ma soprattutto dell’Europa, per acquistare beni di lusso.
La ‘golden week’, in particolare, è da sempre un periodo consacrato allo shopping itinerante. Secondo il ministero della Cultura e del Turismo cinese sono 515 milioni i turisti nazionali che hanno viaggiato all’interno del Paese tra il 1° e 7 ottobre, con entrate per il settore turistico che si sono fermate ai 389 miliardi di yuan (circa 52 miliardi di euro), pari a circa al 60% di quanto raggiunto nel 2019 e con un calo del 4,7% su base annua.
I dati relativi alla ‘golden week’ sono da ricondurre alla linea autarchica promossa dal governo centrale di Xi Jinping che punta, oltre che a un livellamento delle disuguaglianze sociali attraverso la tassazione dei super-ricchi, al rimpatrio dei consumi. Con un ambizioso programma di urbanizzazione delle aree rurali e il potenziamento della classe media. E se le grandi maison occidentali tremano di fronte alla chiusura della Repubblica Popolare in una nuova corazza protezionistica, i consumi nazionali vivono un momento d’oro che potrebbe ridisegnare la mappa del lusso in modo meno transitorio del previsto.
Intanto, da Shanghai arriva un risoluto sì alla ‘duty-free economy’: l’intenzione da parte della sede governativa è quella di sostenere le aziende che vorranno chiedere l’approvazione per vendere merci esentasse, incoraggiando l’apertura di nuovi duty-free stores in aeroporti, alberghi, centri commerciali e altri luoghi urbani almeno in parte dedicati allo shopping. La decisione, illustrata in occasione del piano economico quinquennale 2021-2025, risponde all’obiettivo di sostenere e incentivare i consumi, anche di beni di lusso di norma pesantemente tassati.
Un segmento in cui Hainan la fa da padrone. Qui, nel 2020, il limite annuale imposto a questa tipologia di acquisti era stato fissato a 100mila yuan pro capite (circa 13mila euro), contro i precedenti 30mila (circa 3.900 euro). Complici le elevate tariffe che gravano sui prodotti luxury, su profumi e orologi sopra il 30%, il regime agevolato dell’isola di Hainan attira ogni anno milioni di turisti ‘local’ da ogni angolo della nazione, con un tasso di crescita che ha registrato un’impennata proprio in seguito alle restrizioni su viaggi e spostamenti all’estero dall’avvento della pandemia.
La settimana d’oro di ottobre non ha fatto che consacrare Hainan come destinazione privilegiata per i consumatori cinesi, gli stessi che prima della pandemia affollavano le grandi città europee del lusso, nonché una testimonianza del nuovo trend centripeto che sta caratterizzando lo shopping d’Oriente.