Un passo ritenuto ‘storico’. La giustizia francese ha aperto un’inchiesta per “occultamento di crimini contro l’umanità” nei confronti di quattro colossi dell’abbigliamento accusati di sfruttare il lavoro degli uiguri, la minoranza musulmana che vive nel nordovest della Cina.
Uniqlo France, del gruppo giapponese Fast Retailing, ma anche Inditex, proprietaria dei marchi Zara, Bershka e Massimo Dutti, Smcp, a cui fanno capo Sandro, Maje e de Fursac, e il produttore di scarpe sportive Skechers sono tra i marchi oggetto dell’inchiesta, nata dalla denuncia dall’associazione anticorruzione Sherpa, insieme al collettivo Ethique sur l’etiquette e Iode – Istituto Uiguro d’Europa.
“Le nostre organizzazioni hanno presentato questa denuncia per far luce sul ruolo svolto dalle multinazionali in questa situazione e per consentire ai tribunali francesi di pronunciarsi sulla loro possibile responsabilità penale”, hanno affermato le tre organizzazioni in una dichiarazione congiunta.
“È una prima assoluta, questa inchiesta rappresenterà necessariamente un rischio giudiziario e una responsabilizzazione supplementare per tutti coloro che, in tutta impunità, pensano di poter importare in Francia, per arricchirsi, risorse e prodotti al prezzo di lacrime e sangue”, commenta il legale dell’accusa, William Bourdon, intervistato dall’agenzia di stampa francese Afp. La denuncia si appoggia, tra l’altro, sul rapporto pubblicato nel marzo 2020 dall’Ong australiana Aspi-Australian Strategic Policy Institute. Le associazioni accusano i marchi di commercializzare prodotti fabbricati in parte o nella loro interezza nelle fabbriche in cui la minoranza musulmana viene sottoposta a lavoro forzato.
Plaude all’iniziativa dei magistrati anche l’eurodeputato francese che si batte contro le violazioni dei diritti umani in Cina, Raphael Glucksmann: “Le multinazionali sono state per lungo tempo al di sopra delle leggi. Mostreremo loro che il diritto si applica a tutti, anche ai più ricchi e potenti”.
Gli attori della moda coinvolti hanno tuttavia negato il loro coinvolgimento, secondo quanto riportato da Wwd. “Respingiamo fermamente questa denuncia. Inditex conduce rigorosi controlli di tracciabilità e intendiamo cooperare pienamente con le autorità francesi per confermare che le accuse sono infondate”, ha affermato il colosso spagnolo, precisando di avere politiche volte a prevenire il lavoro forzato nella sua catena di approvvigionamento. “Inditex rispetta pienamente tutta la legislazione e le raccomandazioni esistenti in materia di protezione dei diritti dei lavoratori e ha implementato un quadro di conformità dei diritti umani basato sui più alti standard internazionali”, ha proseguito.
Smcp, a sua volta, ha negato fermamente le accuse, dicendosi disposto a collaborare pienamente alle indagini per dimostrare la loro falsità. “L’avvio di un’indagine è un passaggio necessario per stabilire la verità e non costituisce riconoscimento del merito della denuncia”, ha precisato il gruppo francese, aggiungendo di non avere fornitori diretti dalla regione cinese e che la maggior parte della sua catena di approvvigionamento, completamente indipendente da quella dell’azionista di maggioranza Shangdong Ruyi Group, ha sede in Europa e nella regione del Mediterraneo.
Prendendo atto di aver firmato il United Nations Global Compact, un patto che incoraggia le aziende ad adottare politiche socialmente responsabili, Smcp ha sostenuto di aver formalizzato regole con i fornitori in materia di diritti umani attraverso condizioni generali di acquisto e un codice di condotta. I fornitori devono accettare tutte le clausole, nonché garantire che i loro subappaltatori le rispettino, ha affermato il gruppo, osservando che conduce regolarmente audit attraverso una terza parte esperta e indipendente per garantire il rispetto del processo.
Wwd sottolinea che Uniqlo e Skechers non hanno risposto alle richieste di commento.
Negli ultimi mesi l’industria dell’abbigliamento ha dovuto affrontare una crescente pressione per controllare le catene di approvvigionamento. Gli Stati Uniti hanno dichiarato la difficile situazione degli uiguri in Cina un genocidio all’inizio di quest’anno e, insieme all’Unione Europea, al Regno Unito e al Canada, hanno imposto sanzioni contro i funzionari cinesi, citando violazioni dei diritti umani contro il gruppo minoritario nella regione dello Xinjiang.