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Ritorsioni in Cina: H&M e Nike parlano di Xinjiang

Ritorsioni in Cina: H&M e Nike parlano di Xinjiang

Di Milena Bello
25 Marzo 2021

Nuovo braccio di ferro tra i marchi occidentali della moda e la Cina. Questa volta al centro delle polemiche c’è il colosso svedese dell’abbigliamento fast fashion H&M che è stato boicottato nel Paese asiatico per essersi rifiutata di acquistare il cotone dello Xinjiang come mossa per sottolineare la sua posizione a favore dei diritti umani. Ma nel mirino c’è anche Nike, colpevole di aver dichiarato preoccupazioni per le condizioni di lavoro sempre in quella regione cinese.

L’anno scorso, H&M ha dichiarato che non avrebbe acquistato cotone dallo Xinjiang e stava terminando la sua relazione con un produttore di filato cinese per accuse di “lavoro forzato” che coinvolgevano le minoranze nella regione. Ora i media cinesi hanno riferito che i prodotti H&M sono stati rimossi dalle principali piattaforme locali di e-commerce, come JD.com, Taobao e Pinduoduo.

La filiale cinese di H&M ha precisato che il gruppo “ha costantemente sostenuto i principi di apertura e trasparenza nella gestione delle catene di fornitura globali, assicurando il rispetto dell’impegno per lo sviluppo sostenibile delineato dalle Linee guida dell’Ocse per una condotta aziendale responsabile, senza voler rappresentare alcuna posizione politica. Tuttavia, non è bastato a placare le polemiche. L’agenzia di stampa statale Xinhua ha pubblicato un commento online dicendo che il gruppo svedese avrebbe pagato la sua mossa. Infatti, alcune celebrità cinesi hanno risposto all’appello e hanno tagliato i legami. Ad esempio, l’attore Huang Xuan si è affrettato a chiarire di aver chiuso tutti i rapporti d’affari con l’azienda svedese.

Per H&M, il boicottaggio rischia di rappresentare un duro colpo perché la Cina è il quarto mercato più grande di riferimento per il marchio con 520 negozi, secondi per numero solo ai 593 degli Usa.

Anche Nike rischia grosso. La rabbia nei confronti della Nike è esplosa mercoledì sui social media cinesi in relazione a una dichiarazione nella quale il gigante degli articoli sportivi si diceva  “preoccupato” per i rapporti di lavoro forzato nello Xinjiang, e spiegava che non utilizza cotone della regione. Il contraccolpo è stato tale da rendere la questione uno degli argomenti di maggiore tendenza sui social media cinesi simili a Twitter giovedì. Il popolare attore cinese Wang Yibo ha chiuso il suo contratto come rappresentante per Nike in risposta alla dichiarazione.

La querelle sulla Cina si lega alle recenti tensioni internazionali tra Unione Europea, Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada che lunedì hanno imposto sanzioni ai funzionari cinesi per presunte violazioni dei diritti umani nello Xinjiang. La Cina non è stata a guardare e ha reagito con sanzioni.

 

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